Data: 14/09/2012
 

Egadi: paradisi, trivellazioni e guerre puniche

In Italia il pressing per lo sfruttamento del sottosuolo è in crescita. C'è una corsa alla ricerca di riserve ancora inesplorate di gas e petrolio. Il prezzo da pagare è alto: ecosistemi unici e patrimonio archeologico sono a rischio

Egadi: paradisi, trivellazioni e guerre puniche

Nella terra e nelle acque del mare nostrum c’è il petrolio, dalla Sicilia alla Sardegna passando per il mare Adriatico e per poi finire in Basilicata, riserve più o meno grandi che se operative potrebbero soddisfare circa il 20% del fabbisogno nazionale. All’incirca nell’estate del 2007 l’allora ministro dello sviluppo ambientale Stefania Prestigiacomo decretò l’impossibilità di effettuare perforazioni ed estrazioni a meno di cinque miglia dalle coste, riformando il codice ambientale.
Dopo la rivolta nell'arcipelago Toscano identificato come uno dei possibili siti per le perforazioni, la Prestigiacomo rivede nuovamente le distanze dalla costa e decide l’innalzamento fino a 12 miglia laddove ci sono aree marine protette vincolando l'autonomia delle compagnie. Anche la Comunità economica europea se ne occupò con delle interpellanze,
era il 2010. Accellerando il quadro complessivo, nell’estate 2011, si dirada l’impatto emotivo del disastro del golfo del Messico ed il ministro Prestigiacomo decide di “rilassare” le regole da lei precedentemente imposte sollevando le restrizioni imposte fino ad allora e facendo una sorta di “censimento di interesse”. Compagnie petrolifere come Esso, Eni, Erg che delle isole Egadi si mostrano interessate, anche grazie alla promessa governativa di agevolazioni fiscali. Questo censimento venne fatto attraverso la compagnia Coemi, che si occupa di apparecchiature da trivellazione e forniture logistiche per piattaforme, che faceva capo alla famiglia dello stesso ministro Prestigiacomo. La Coemi è amministrata non altri che dalla sorella dell’allora ministro dell’ambiente, Maria Prestigiacomo.  
L'azienda che nacque nel 1974 e fino ad allora aveva avuto una gestione, passatemi il termine, a carattere familiare è oggi controllata della Fincoe, società - quest'ultima - alla quale lo stesso ministro preso da forti rimossi ha devoluto il suo pacchetto azionario del 21.5% ma a favore di sua sua madre che è subentrata nell’azionariato societario. L’attuale amministrazione ha esteso poi il numero totale delle concessioni in Italia su terra ed in mare portandole a novantacinque complessivamente su un area complessiva come l’Abbruzzo e di circa
metri quadrati. Successivamente altre compagnie medio piccole si affaccieranno per dividersi la grande torta, il governo e le compagnie estere e nazionali mettono l’accento sull’assetto strategico ed energetico in termini di indipendenza dai paesi con un clima politico volatile o che un domani possa trasformarsi in un leverage politico con altri scopi.
Per avere un quadro più chiaro del pressing delle imprese e compagnie estrattive, basta leggere l’articolo di
Luigi Carletti su Repubblica del 18 luglio 2010: "Il Paese ha grandi ricchezze e non possiamo lasciarle nel sottosuolo, visto che poi siamo costretti a comprare all'estero", dice ancora Claudio Descalzi, presidente di Assomineraria, elencando i principali numeri del comparto. Assomineraria raggruppa 126 aziende, 65mila addetti, un indotto multi-settoriale e un know-how d'eccellenza. "Alle comunità locali dobbiamo spiegare che la nostra attività porta sviluppo, lavoro e benessere". Ancora,  le fonti rinnovabili e la tutela del territorio nel nostro paese restano ancora marginalizzate al rango di pochi addetti ai lavoro e non bene comune per tutti. Il sindaco di Favignana ha espresso il suo disappunto e paura per le possibili ripercussioni sulla riserva marina delle Egadi che grazie ai tre articoli 20 21 e  22 del decreto legislativo approvato dal governo consente alle compagnie di avere accesso anche ad aree marine protette tra le 5 e le 12 miglia marine. L'arcipelago siciliano è la più grande riserva marina d’Europa ed anche se il divieto raggiunge le 12 miglia nautiche una anche una piccola perdita di petrolio può avere effetti devastanti, sull’ambiente e sul tessuto economico sociale delle Egadi stesse.
Consiglio a tutti la lettura del documento analitico e campionato raccolto da
Amber H. HimesFisherman’s Opinions of MPA performance in the Egadi Islands marine reserve” su quello che è una storia ed un progetto di successo, portato ad un’area ed alla sua comunità. Per contrasto, raccomando anche a coloro che soffrono di insonnia la lettura del Rapporto Annuale 2012 del dipartimento dell’energia del ministero dello sviluppo economico, ahimè disponibile solo nella versione inglese.
Ma c’è della storia che a mio avviso da alle Egadi il filo della memoria storica del nostro paese che è archivio vivente e multiforme, un pezzo di storia che ha una data importante: il 10 Marzo 241 a.C.. Roma e Cartagine si contendono il controllo dei commerci e delle rotte di mare nelle acque strategiche della Sicilia occidentale, Amilcare Barca padre di Annibale e Gaio Lutazio Catulo comandante navale romano che dopo una lunga e insidiosa battaglia su terra di Sicilia e per mare, alle Egadi appunto, pose fine al predominio Cartaginese. Un trattato siglò la fine della prima guerra Punica e Lutazio Catulo fece costruire un tempio dedicato alla vittoria ottenuta ed i cui resti si trovano oggi a Roma nel centro di Largo di Torre Argentina. A distanza di 2254 anni i resti di questa battaglia sono ancora lì nelle splendide Egadi, nei ritrovamenti delle grotte ed a largo di Favignana dove è ancora possibile ritrovare reperti dalle navi che colarono a picco durante le guerre dei Romani. Un pezzo di
storia dal quale un turismo di qualità non può non esserne partecipe. Eleveremo così le Egadi a patrimonio culturale ed esperimento di successo, senza petrolio, ma con un capitale di risorse umane e storiche uniche ieri oggi e domani; spero saremo in grado di passarle come un prezioso testimone a future generazioni nella loro totale integrità.

Carlo Bochicchio - Londra

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