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Il governo Monti e l'affare Black Shark
India Express: "nell'aria" novantotto siluri per i sottomarini classe Scorpene della Marina indiana, una commessa di trecento milioni di dollari alla Wass di Livorno, la Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, Finmeccanica
L’India è nella top ten dei paesi che più investono in armi. Lo sa bene Hillary Clinton che da segretario di Stato di Obama durante una visita tirò fuori come una qualsiasi commessa viaggiatrice un bel catalogo di armi yankee, dalla pistola da passeggio alle più impegnative armi d’assalto. Da quando in India è ministro della Difesa Shri A. K. Antony, il business, poi, è assicurato. Antony, dell’Indian National Congress, è stato eletto nel Kerala, dove tempo fa due pescatori di tonno sono stati impallinati, questa l’accusa, da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri del Reggimento San Marco della Marina Militare che con l’India fanno ormai su e giù come due pacchi postali.
Il ministro della Difesa indiano, uno che inaugura le fiere dell’armamento con saio bianco e accendendo fuochi sacri fra corone di fiori, salvo saltare addosso alla prima mitragliatrice in esposizione, ama talmente le armi da dimenticare tutto il resto. Il suo ministero, dove le tangenti sono di casa, è il sogno proibito dei grandi produttori di armi. Poi, certo, ogni tanto capita che il bramino del carrarmato ordini di stilare elenchi di società da mettere al bando, com’è toccato nel 2012 alla Israel Military Industries, alla Rheinmetell Air Defence di Zurigo, alla russa Corpora/on Defence, alla T.S. Kisan & Co. Pvt. Ltd. di Nuova Delhi e alla R. K. Machine Tools Ltd. di Ludhiana. Ciononostante Antony non sa come fare con le pale degli elicotteri della Agusta, società del Gruppo Finmeccanica, che ancora gli girano sulla testa come le tangenti fatte girare fra Italia e India per concludere l’affare. C’è stata corruzione, ammette, stiamo indagando. Però, intanto, pare che la bella commessa di trecento milioni di dollari per novantotto siluri per i sottomarini classe Scorpene della Marina indiana andranno alla Wass, la Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, dal 1995 società del Gruppo Finmeccanica. Come la Agusta. O la Oto Melara e la Mbda, che con la Wass forniscono all’India sistemi di difesa.
Il siluro per l’India si chiama Black Shark. Il suo concorrente era il siluro DM2A4 Seehecht della tedesca Atlas Elektronik GmbH, joint venture fra ThyssenKrupp e Eads, e che, in coincidenza con la decisione del governo italiano di rispedire in India i due militari italiani, ha accusato il ministero indiano di irregolarità e favoreggiamento. A Nuova Delhi, scoppiato il bubbone, la parola d’ordine è negare e far finta che la Wass non esista. Troppo tardi. Sappiamo, ad esempio, che il Black Shark è da tempo nell’agenda indiana. Si dice anche che il bando di fornitura per i sottomarini Scorpene sia stato cucito addosso alla Wass, che collabora proprio con la Dcns, già Dcn, la società che fabbrica gli Scorpene per l’India, una mossa ad hoc per tagliare fuori la concorrenza e pilotare la gara di fornitura. Ne sanno qualcosa, oltre alla Atlas Elektronik GmbH, l’ucraina Ukrainexport e la russa Rosoborn Export. Si sa anche che la Wass realizzerà per l’India venti Black Shark e che gli altri settantotto verranno costruiti su licenza dalla Bharat Dynamics Ltd. di Hyderabad. Non solo, nel 2012 il Black Shark, siluro pesante di nuova generazione a lunga gittata, teleguidato e a ritorno automatico, progettato per essere lanciato da navi o sottomarini, fu esposto con il Flash Black, altro siluro della Wass, nello stand Finmeccanica della Defexpo 2012 di Nuova Delhi, la più grande fiera degli armamenti asiatica, quell’anno inaugurata proprio da Shri A. K. Antony.
Il Black Shark faceva bella mostra di sé a Nuova Delhi quando l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, il ministro della Difesa del governo Monti, era in India in visita ai due fucilieri del Reggimento San Marco. Pare che il ministro italiano avesse dato la propria disponibilità a raggiungere la fiera con una delegazione del Ministero della Difesa. Poi, il dietrofront. Il 29 marzo il Ministero della Difesa comunicava, smentendo “categoricamente” un’Ansa, che Di Paola non si sarebbe recato alla “manifestazione”. Troppo tardi, visto che il 15 marzo il nome del ministro ancora risultava fra quelli della delegazione italiana e questo nonostante i due fucilieri si trovassero in India da febbraio. Come dire, prima le armi. Di Paola è un tutt’uno con il business degli armamenti. C’era lui, a Washington, quando nel 2002 furono gettate le basi per l’affare degli F-35, visto ch’era Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti. Ancora oggi, per il ministro del governo Monti quello degli F-35 è la “scelta migliore” che “possa fare l’Italia”, questo nonostante gli F-35 a ogni test cadano a pezzi e perdano viti e bulloni al solo pensiero di doversi staccare dal suolo.
Il Black Shark è una vecchia conoscenza dell’India. L’affare, prima accarezzato, poi accantonato dopo lo scandalo delle tangenti Agusta sulla vendita di elicotteri all’India, è tornato improvvisamente alla ribalta proprio nei giorni in cui a Roma il governo Monti ha deciso che in fondo sarebbe stato un vero peccato rinunciare a un affare così allettante. Nonostante il ministro indiano abbia ammesso l’esistenza, passata, di tangenti, una società di Finmeccanica è entrata, a quanto pare, nell’affare dalla porta principale.
Non solo Black Shark e Flash Black, la Wass sforna siluri a tutto spiano, come il siluro leggero MU90 standard Nato e il siluro leggero A2A4/S Mod. 3, versione più recente dell’A244S. A Livorno, dove spadroneggia, la Wass ha diversificato ora la produzione, dandosi al civile forte di un accordo siglato nel 2009 fra il Comune di Livorno e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove da tempo esiste una scuola di robotica. L’accordo, siglato quando la Wass era ancora solo la regina dei siluri, fu sottoscritto da Giuseppe Carta, presidente Wass, dal sindaco di Livorno Alessandro Cosmini, dei Democratici di Sinistra, e dall’allora rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Maria Chiara Carrozza, che a Pisa insegna Bioingegneria, e dal febbraio 2013 deputato del Partito Democratico al Parlamento italiano.
Da qualche tempo le commesse militari, almeno in Europa, erano calate e qualche perdita la Wass l’aveva avuta, ma per la società di Finmeccanica c’era ancora l’India, dove la corsa agli armamenti frutta cifre da capogiro a chi riesce a strappare l’affare d’oro. Quello dei siluri Black Shark era fra questi. E anche se i due governi smentiscono, tutti ormai hanno capito quale moneta il governo italiano abbia pagato all’India per tornare a fare business. Su quella moneta c’erano due volti, quello di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La tangente sul grande affare.
Stefania Elena Carnemolla - Milano
Link: Stefania Elena Carnemolla - Tiscali-Socialnews
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