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L'America brucia, i granai vuoti fanno paura
I dati del Dipartimento dell'Agricoltura Usa del 10 agosto parlano del raccolto di mais più basso dal '95. E siccome gli americani sono i più grandi esportatori di cereali, il dato cattivo implica l'aumento planetario dei prezzi
E' vero, i geologi hanno osservato che nel medioevo il continente americano ha sofferto una siccità per almeno 20 anni. Ed è pure vero che durante la Grande Depressione cominciata con la crisi del '29 alcuni Stati erano sommersi di polvere a causa della mancanza di pioggia. "Furore", il romanzo di Steinbeck divenuto un film di John Ford racconta proprio di quella siccità (e del New Deal). All'epoca morirono 5mila persone di caldo e stenti. Oggi non è così, ma da giugno nelle pianure d'America piantate a mais, soia e grano non piove e il primo mese d'estate è stato anche uno dei dieci peggiori del secolo. E l'area sulla quale non piove è molto più grande che non negli anni '30.
La figura accanto, in rosso, mostra le aree in cui la stagione secca ha prodotto siccità. Sono tante. L’arancione nemmeno indica che rugiada mattutina. Alla mancanza di pioggia si accompagnano temperature record. Non solo dove non piove. Non stiamo parlando dei servizi dei telegiornali che invitano a mangiare frutta e bere quando fa caldo. Il grafico qui sotto confronta le temperature dei primi sei mesi del 2012 in una stazione di rilevazione dati del Nebraska dal 1983 in poi. L'anno in corso, la linea rossa scura, non è poco più caldo, stravince. I 12 mesi più caldi misurati dal 1895 a oggi sono tutti negli anni 2000. Nelle città degli States nelle ultime settimane si sono battuti 250 record assoluti di caldo misurato.
La siccità? La peggiore da 56 anni a questa parte e in diversi Stati del midwest. Le conseguenze della mancanza d'acqua sono molte e si sono manifestate tutte. A giugno furono degli incendi devastanti in Colorado, Utah e lungo tutta la zona semi-desertica e poi montagnosa delle Rocky Mountains. Oggi sono le distese di pannocchie e simili divenute secche. E’ una novità che in zone molto poco abitate, piene di legna da ardere e vicino al deserto ci siano incendi? No. Come in Florida si aspettano le tempeste tropicali e in California i terremoti, in altri Stati si è abituati all’allarme incendi. Ma quest'anno è stato peggiore. Anche durante l'inverno la pioggia è stata relativamente scarsa e le temperature miti. Risultato: meno ghiaccio sui ghiacciai, meno neve a inumidire la terra prima dell'estate. E foreste che prendono fuoco come fiammiferi. I danni sono ambientali, economici e sociali. Case in fumo, qualche morto, il prezzo dei cereali che sale, la necessità di importare merci - la zona della siccità viene detta "cestino del pane" d'America - le foreste distrutte. Il governo aiuta i contadini con fondi speciali. Ma la probabilità che il numero anni in cui non piove aumenti sembra essere una ipotesi probabile per gli scienziati. E quindi i fondi a un certo punto diminuiranno. L'unico pregio di tanto caldo e siccità è il fatto che se ne parli. C'è una parte della politica che si rifiuta di riconoscere che il cambiamento climatico sia in atto. E un'altra troppo timida per farne una bandiera. Un anno così e più persone dovranno riconoscere che sì, qualcosa sta succedendo, forse c'entrano le attività umane e si potrebbe fare qualcosa di utile. I sondaggi dicono che finalmente aumenta la percezione che tra ondate di calore, siccità e attività umane ci sia un collegamento. Molti studi scientifici pubblicati di recente spiegano che il cambiamento climatico è in atto ed è più rapido del previsto. Così ribadiva lo scorso 4 agosto il più importante climatologo Usa, James Hansen con un editoriale sul Washington Post: "Le mi previsioni del 1988 sul cambiamento climatico si sono rivelate vere. Ma non avevo capito quanto gli aumenti di temperature avrebbero determinato l'aumento di fenomeni atmosferici estremi". Siccità, pioggia, tempeste tropicali. La mancanza di pioggia, insomma, ha rimesso anche gli americani davanti al problema. Che poi li convinca a spegnere l'aria condizionata per qualche minuto in questi giorni di arsura, questo è tutto da vedere. La siccità americana rischia anche di determinare un aumento dei prezzi su scala globale. I dati del Dipartimento dell'Agricoltura Usa diffusi il 10 agosto parlano del raccolto di mais più basso dal 1995. E siccome gli americani sono i più grandi esportatori di mais, grano e soia, il dato cattivo dovrebbe implicare un aumento dei prezzi planetario - o almeno così si evince dai futures su questi beni che si scambiano alla Borsa di Chicago, che è quella che fissa il prezzo delle colture a livello mondiale. Non siamo ancora ai livelli del 2008, ma molto dipenderà da come si comporteranno le banche, che speculano anche sulle previsioni relative all'andamento dei prezzi delle derrate alimentari.
Martino Mazzonis - New York
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