Data: 12/10/2012
 

Napoli, De Gaulle in porto. Silenzio radioattivo

La portaerei francese è stata immatricolata nel 1989 e dispone di reattori nucleari alquanto vetusti. Un incendio o un danneggiamento possono portare a conseguenze disastrose paragonabili agli effetti di Chernobyl

Napoli, De Gaulle in porto. Silenzio radioattivo

A nord i treni carichi di scorie diretti in Francia, a sud le navi da guerra straniere di passaggio nei nostri porti: l'Italia, Stato sovrano i cui cittadini hanno espresso per ben due volte il loro no all'energia nucleare, si trova nuovamente in questi giorni a tu per tu con la minaccia atomica. Fino a martedì infatti la portaerei francese Charles De Gaulle, unica nave europea nel suo genere ad essere alimentata da reattori nucleari, sarà ferma nel golfo del capoluogo campano con i suoi 1900 uomini, 22 aerei caccia e 4 elicotteri. Poco importa la formidabile pericolosità che com'è noto queste navi da guerra portano con sé. Sembrano tornati, almeno per una certa stampa, i tempi in cui le grandi navi da guerra venivano accolte con euforia sotto il Vesuvio: Bienvenue à Napoli!
In questo caso a riservare l'attenzione del grande evento all'arrivo della De Gaulle ci hanno pensato alcuni quotidiani, evidentemente entusiasti del tour guidato, offerto dal communication officer a bordo del «fiore all’occhiello della Marine Nationale». Un fiore non proprio freschissimo, visto che la portaerei è stata immatricolata nel 1989 e dispone di reattori alquanto vetusti. «Sono reattori di vecchia generazione, pre-Chernobyl per intenderci, tutti privi di sistemi di protezione e sicurezza», spiegava l'anno scorso il giornalista e ricercatore Antonio Mazzeo in un'intervista al Viola post. E se non bastasse, ancora più esplicito è stato a riguardo il professor Massimo Zucchetti, docente di Impianti nucleari al Politecnico di Torino, secondo cui «l’emissione di radioattività nei nostri mari, nel Mediterraneo, in particolare nello Jonio è costante anche se viene ben nascosta all’opinione pubblica. Un incendio o il danneggiamento di queste unità navali possono portare a conseguenze disastrose paragonabili agli effetti di Chernobyl. Ci sono numerosi precedenti con i sottomarini russi nel Mar Baltico e nel Mar del Giappone, ma anche da noi, in Sardegna, dove nel 2003 si sfiorò il disastro nucleare quando il sottomarino americano Hartford, a propulsione nucleare, s’incagliò nella Secca dei Monaci a poche miglia dalla base di La Maddalena» (vedi articolo di Gianni Lannes).
Così se da una parte i militari francesi «non vedono l'ora di scendere a terra per visitare Napoli e le isole», dall'altra parte molti cittadini napoletani aspettano con ansia (e qualche scongiuro) che questa centrale atomica galleggiante si allontani dal Golfo. Già, perché esiste e non certo da oggi un rischio nucleare nel porto di Napoli e più in generale in tutto il Mediterraneo.

Turisti di guerra - Il porto di Napoli, città ad altissima densità di popolazione, è stato scelto spesso come tappa intermedia per esercitazioni e missioni compiute da navi da guerra a propulsione nucleare appartenenti ai paesi della NATO. Già nel 1996 l'Associazione Verdarcobaleno denunciò la presenza di alcuni sottomarini nucleari USA nella base di Nisida. Cinque anni più tardi, nel 2001, la portaerei statunitense Enterprise fece scalo nel porto napoletano, tornandoci una seconda volta nel 2004 seguita dalla “sorella” Truman.
Nel 2009 erano passati da Napoli il sommergibile nucleare USS Georgia e un altro battello della classe Ohio. Mentre durante il periodo di massima tensione in Libia, comparvero di fronte a Castel dell'Ovo le sagome nere dell'USS Florida e dell'USS Newport News, micidiali sottomarini nucleari alimentati con uranio arricchiti nell'isotopo U235. Infine a giugno del 2011 aveva gettato l'ancora nel golfo la USS Bush: una unità dotata di due reattori ad acqua pressurizzata, alla guida di un gruppo navale d'attacco. In quell'occasione il Comitato Pace Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio della Campania rinnovò la sua preoccupazione per la «intollerabile inadempienza delle pubbliche istituzioni, in primo luogo il sindaco di Napoli, che non hanno mai pubblicizzato l'esistenza di tale rischio nucleare».
Dunque, esiste la possibilità di una grave emergenza che secondo quanto previsto dalla legge (Art.129 e 130 del D.Lgs. 230/95 “Obbligo d’informazione” e “Informazione preventiva”) dovrebbe all'occorrenza essere resa nota ai cittadini (Piano particolareggiato per l'informazione della popolazione ). Dovrebbe... Nel caso della portaerei Bush, la Prefettura di Napoli fornì il piano d'emergenza solo dopo l'esplicita richiesta inoltrata dall'Associazione VAS (Verdi ambiente società).

D.Lgs. 230/95, art. 130 - “La popolazione che rischia di essere interessata dall'emergenza radiologica viene informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria ad essa applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonché sul comportamento da adottare in caso di emergenza radiologica. L'informazione comprende almeno i seguenti elementi: A) natura e caratteristiche della radioattività e suoi effetti sulle persone e sull'ambiente; B) casi di emergenza radiologica presi in considerazione e relative conseguenze per la popolazione e l'ambiente; C) comportamento da adottare in tali eventualità; D) autorità ed enti responsabili degli interventi e misure urgenti previste per informare, avvertire, proteggere e soccorrere la popolazione in caso di emergenza radiologica. Informazioni dettagliate sono rivolte a particolari gruppi di popolazione in relazione alla loro attività, funzione e responsabilità nei riguardi della collettività nonché al ruolo che eventualmente debbano assumere in caso di emergenza”.

Un porto radioattivo - Mentre Napoli, nonostante le belle intenzioni di rendere la città «smilitarizzata e denuclearizzata», apparentemente manifestate dal sindaco Luigi De Magistris in campagna elettorale, continua a rimanere sulle rotte delle “bombe galleggianti”, all'estero il pericolo di un incidente nucleare nei porti viene avvertito come una cosa molto seria. Negli Stati Uniti le navi a propulsione nucleare non attraccano mai negli scali commerciali, e in Francia per «rispondere a tutte le domande relative all'impatto delle attività nucleari sulla salute e l'ambiente», è stata istituita dal 2003 una commissione col compito di informare la cittadinanza sui pericoli del porto di Tolone. Si tratta del porto che fa da base ai sottomarini militari e che solitamente ospita anche il «fiore all’occhiello della Marine Nationale»: la portaerei Charles de Gaulle.  

Massimiliano Ferraro - Torino

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