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Ponte sullo Stretto, aperti i "cantieri" finanziari
Autorizzata la società Stretto di Messina alla realizzazione di opere "funzionali all’esigenza dell’attuale domanda di trasporto”. Soldi a singole opere, sulla scia dei Municipal bond americani. Si prepara la manifestazione nazionale
Il Governo Monti alla fine ha scelto di sospendere per due anni la decisione sul futuro del progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto, nell’attesa di verificarne la fattibilità tecnica e la sostenibilità finanziaria. La partita che riguarda i megacantieri sulle due sponde dello Stretto di Messina è così nuovamente aperta, dando ragione a chi, nel movimento NoPonte, ha sempre sostenuto che il vero obiettivo è l’iter, non necessariamente la costruzione del manufatto d’acciaio e cemento.
Anche il movimento NoPonte che si è finora battuto contro la grande opera sente il bisogno di rilanciare la propria iniziativa, innanzitutto per impedire che ulteriori risorse pubbliche siano sperperate senza apportare alcun reale vantaggio al territorio. Le reti sociali che agiscono sulle due sponde dello stretto hanno avviato una discussione pubblica con l’obiettivo di “individuare un percorso condiviso di iniziative che assumano la cura dei luoghi e la richiesta di infrastrutture di prossimità come prospettiva da opporre alle speculazioni della politica delle Grandi Opere”.
“Questo governo - sostiene Gino Sturniolo, portavoce del movimento - composto prevalentemente da uomini della finanza, tende a utilizzare strumenti come il project financing nei settori più disparati. C’è da credere che non chiuderanno la pratica del ponte senza tentare di concedere al raggruppamento d’imprese guidato da Impregilo almeno degli appalti per realizzare opere a terra connesse al grande manufatto o cosiddette compensative“. Il modello della finanza di progetto si sta estendendo in effetti a macchia d'olio. “Sulla scia dei Municipal bond americani si stanno sviluppando meccanismi di finanziamento anche per singole opere.”
Se lo scenario è questo, non può non destare preoccupazione il recentissimo Decreto Legge n.187 che prevede di autorizzare la società Stretto di Messina, alla realizzazione delle “opere infrastrutturali funzionali all’esigenza dell’attuale domanda di trasporto anche in caso di mancata realizzazione del Ponte”, con tutte le rischiose conseguenze del caso. Il commissario straordinario del Comune di Messina, Luigi Croce si è - guardacaso - affrettato a trasmettere proprio in questi giorni al Consiglio Comunale la delibera che autorizza i nuovi cantieri, sulla base dei poteri speciali conferiti alle istituzioni locali in seguito all’emergenza traffico del 2006. La spesa prevista è di 300 milioni di euro per realizzare il raddoppio della galleria tra i rioni di Giostra e Annunziata e la nuova tangenziale nord fino a Torre Faro.
Il fantasma della megaopera allontanato dalla porta grazie al governo Monti rientrerebbe così dalla “finestra” di presunte esigenze legate alla mobilità urbana e riceverebbe una spinta oggettiva in avanti dalla fame di lavoro e di futuro accentuata dalla crisi. Da qui nasce l’esigenza di un nuovo percorso di mobilitazione che culminerà in una manifestazione nazionale contro il ponte prevista per sabato 16 febbraio 2013. Una data scelta per ridestare l’attenzione generale sul problema della realizzazione dell’opera in prossimità delle elezioni politiche. Le settimane precedenti al corteo saranno dense di attività. “Metteremo in cantiere - spiegano dalla Rete NoPonte - un fitto calendario di incontri con i protagonisti delle principali vertenze cittadine e regionali. Dai comitati No MUOS al movimento degli studenti medi, per offrire ai lavoratori, agli studenti ed ai cittadini visibilità e spazio politico con pari dignità”.
Obiettivi fondamentali della manifestazione, il rifiuto del pagamento di qualsiasi penale dal momento che non esiste a tutt’oggi alcun progetto definitivo né tantomeno esecutivo, la richiesta ai gruppi parlamentari regionali che si sono espressi contro la grande opera (PD e 5 Stelle) ed al presidente Rosario Crocetta di una mozione per il ritiro della partecipazione della Regione Siciliana alla società Stretto di Messina e la riapertura di un dibattito cittadino sulle opere compensative e connesse al Ponte, a cui contrapporre una strategia di “opere di prossimità”. A partire dalla messa in sicurezza delle scuole dal rischio sismico e dei territori colpiti dalle frane o a rischio alluvioni.
Tonino Cafeo - Messina
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