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Veleno's Cup, sponsor: Regione Campania
La chiamano emergenza, ma è dal 1973, l’anno del colera, che le acque del mare partenopeo si "nutrono" dei liquami degli scarichi abusivi. Di trentuno depuratori, soltanto sei sono in funzione. Perché?
Si sono appena celebrate a Napoli le regate dell’America’s Cup, ma in quale mare?
Mentre la città partenopea già si candida ad ospitare la fase finale della prossima edizione dello storico trofeo della vela mondiale, il suo Golfo muore nella morsa di scarichi fognari killer, ovvero a causa di depuratori non funzionanti, sottodimensionati e, peggio ancora, esistenti solo sulla carta.
In Campania ci sono trentuno depuratori, ma solo sei sono a norma, come dimostra il dossier elaborato dal comitato di esperti per il "disinquinamento" di Marevivo, che, proprio una settimana fa, insieme ad altre associazioni, ha manifestato sul lungomare di S.Lucia a Napoli, inscenando un’inedita "Veleno’s Cup". Velisti e subacquei, con le maschere dell’Urlo di Munch, hanno dato “voce al dolore del mare”, mentre da terra la “telecronaca” raccontava di un’emergenza iniziata almeno nel 1973, l’anno del colera a Napoli.
In questi anni per la depurazione della acque della Regione Campania sono stati stanziati 1.200 milioni di euro - solo per l’adeguamento degli impianti di depurazione l’Unione Europea ne aveva assegnati 230 - e nel piatto ci sono ancora altri 214 milioni, secondo l’accordo di programma quadro approvato, lo scorso marzo, dalla Giunta regionale e da sottoscrivere tra Governo e Regione. E non dimentichiamo le bollette dell’acqua dei cittadini, di cui una quota fissa è destinata alla depurazione e alle fognature.
A fronte di questi numeri, gli impianti di depurazione intorno Napoli, Caserta e Salerno - realizzati dalla ex Cassa per il Mezzogiorno negli anni ’76, ’84 - risultano tutti non adeguati alla normativa che vige in materia (D.L. 152/99 e D.L. 152/2006). Vale a dire che “dopo il trattamento dei liquami in questi impianti, gli stessi vengono scaricati nei corsi d’acqua disponibili ma con caratteristiche non rispettose delle leggi attuali, variate da oltre 12 anni: siamo cioè di fronte ad una continua e paradossale situazione di reati contro l’ambiente - si legge nel rapporto stilato da Marevivo - commessi dall’ente consegnatario e gestore degli impianti di depurazione ed, in generale, del sistema di depurazione che, dal 1995, risulta essere l’amministrazione regionale”.
Insomma, benché sia evidente da anni l’esigenza di adeguare questi impianti e lo stesso sistema depurativo sia stato ormai costruito per la quasi totalità, la Regione Campania, ad oggi, non ha mai chiarito quali sono i tempi e le azioni ancora necessarie. Ad esempio, nel canale dei Regi Lagni, realizzato dai Borboni nell’800 per raccogliere le acque piovane e sorgive dalla pianura a nord di Napoli, continuano a confluire anche numerose fognature (liquami non trattati) comunali e di aree industriali, con destinazione finale il mare nella zona a nord del golfo di Pozzuoli e di Napoli e “tutto ciò è la maggiore causa di inquinamento del canale stesso e del mare che riceve le sue portate”.
Ancora, il Sarno continua ad essere il fiume più inquinato d’Europa e a sua volta inquina il mare: era il 14 aprile 1995 quando, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, fu dichiarato lo stato di emergenza. Dopo oltre 16 anni di commissariamento, nonostante siano state realizzate numerosissime opere strutturali, non è in funzione nessuno dei cinque sistemi di depurazione (Alto Sarno Mercato San Severino, Medio Sarno Scafati, Medio Sarno Angri, Medio Sarno Nocera, Foce Sarno) previsti lungo il suo corso. Dal 1 gennaio 2012, lo stato di emergenza socioeconomico-ambientale del bacino del Sarno è stato revocato e tutto è rientrato nella ordinaria amministrazione della Regione Campania.
Ad una lettura veloce tutto questo può sembrare una storia che interessa solo ai napoletani o al massimo a chi ancora ama quel mare, una volta ricco di gorgonie, madrepore, polpi, saraghi, donzelle e nuvole di “guarracini”, e vorrebbe viverlo almeno d’estate - quando puntualmente scattano i divieti di balneazione e i rilevamenti della Goletta Verde di Legambiente provano che la costa campana è la peggiore di Italia.
In realtà, più di un anno fa, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ricordava come l’Unione Europea si prepara a stangare l’Italia sulla mancata depurazione: “Per il Golfo di Napoli ci sono 142 contenziosi o precontenziosi da parte dell'Unione europea, 10 dei quali sono già pronti a diventare sanzione o condanna per il Paese”. Inoltre il ministro prometteva “entro un mese” una sintesi di tutti i fondi anti-inquinamento spesi a Napoli negli ultimi 17 anni per affrontare l'emergenza ma, ad oggi, ancora nessuna novità si profila per la salute del mare.
Carmela Cioffi - Roma
Link: Pagella dei "depuratori killer" del Golfo di Napoli
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