Data: 01/11/2013

Un carico di mercanti sulla Cavour, armi e lusso

Il ministro Mauro firma la fiera più anomala nella storia dell'industria bellica italiana. Sulla gloriosa portarerei ospiterà stand di armamenti ma anche quelli di Expo-Milano 2015 e Federlegno, missili e yacht. Tour di sei mesi

Un carico di mercanti sulla Cavour, armi e lusso

Non c’è pace fra gli ulivi, con l’ulivo del ministro della Difesa, Mario Mauro, mosso dal vento delle notizie giunte il 31 ottobre dagli Stati Uniti con una corrispondenza da New York di Federico Rampini, giornalista del quotidiano La Repubblica.
Un articolo con titolo a tutta pagina sul ministro del governo Letta accusato d’aver fatto da “testimonial degli F35” in uno spot della Lockeed Martin, capofila del progetto del cacciabombardiere.

To love peace you must arm peace. F35 does that. Traduzione: per amare la pace devi armare la pace, l’F35 lo fa” così Rampini. “Come slogan pubblicitario è suggestivo. Il testimonial per promuovere il controverso caccia-bombardiere, è il ministro della Difesa italiano. Il volto di Mario Mauro, e quella frase virgolettata, campeggiano in testa a un elenco di sponsor stranieri. Ce li mostra, in una proiezione per la stampa a New York, il produttore: Lockheed Martin, colosso dell’industria bellica americana”.

Apriti cielo. Il ministro fa diramare a Roberta De Marco, sua portavoce, una nota sulle “notizie di stampa relative ad una convention della Lockheed Martin in cui sono state impropriamente utilizzate l’immagine ed alcune dichiarazioni del Ministro della Difesa”. Fosse finita qua: “Chiunque utilizzi in modo improprio, diffamatorio o superficiale l’immagine o le dichiarazioni del Ministro della Difesa Mario Mauro, ne risponderà nelle sedi legali deputate”.

Per amare la pace devi armare la pace, così Mauro il 26 giugno parlando del cacciabombardiere dopo l’approvazione della mozione di maggioranza sull’F35. Parole al profumo Nato. Non è un mistero che l’F35 sia infatti ben visto a Bruxelles, dove c’è il quartier generale dell’alleanza atlantica. L’idea di un caccia dell’era moderna piaceva ad esempio a Beniamino Andreatta, che da ministro della Difesa del governo Prodi nel 1996 avviò la fase esplorativa per un’adesione dell’Italia al programma Joint Strike Fighter purché in ottica Nato, mossa che governo dopo governo ha portato all’F35, il cacciabombardiere della discordia.

Strana concezione della pace, quella del governo Letta. Dall’aria al mare, dall’F35 alla portaerei Cavour, che è anche nave comando e ospedale, piattaforma logistica e anfibia, e che il 12 novembre salperà da Taranto accompagnata, così le indiscrezioni, dalla fregata lanciamissili Bergamini e dalla nave logistica Etna. Dove andrà la Cavour, ammiraglia della Marina Militare, che con la missione White Crane s’era distinta portando i soccorsi alla popolazione di Haiti colpita dal sisma del 2010? L’evento non è stato ancora pubblicizzato. Il 29 ottobre il Ministero della Difesa s’è limitato a diramare una nota con l’annuncio per il 5 novembre di una conferenza stampa del ministro su una campagna del Gruppo Navale Cavour nell’ambito del progetto Sistema Paese in movimento concepito per il rafforzamento della “presenza dell’Italia nelle aree geografiche considerate strategiche per gli interessi nazionali”.

Dice la nota: “Il Gruppo Navale, al comando della portaerei Cavour, interpreterà così molteplici ruoli; oltre alla sicurezza marittima, attraverso operazioni di contrasto al fenomeno criminale della pirateria, avrà il fine di aprire un dialogo e una cooperazione tra nazioni, organizzazioni e aziende per promuovere il Made in Italy in ogni suo aspetto. La Campagna Navale ha come base la promozione delle eccellenze imprenditoriali italiane, il sostegno alla politica estera nazionale in funzione di cooperazione, sviluppo e modernizzazione dei Paesi africani e offrirà assistenza umanitaria alle popolazioni bisognose”.

Ma, perché in ogni storia c’è sempre un ma, il ministro Mauro prima o poi sarà costretto a rispondere a qualche domanda: è giusto che una nave militare sia utilizzata come fiera galleggiante in un tour di promozione del made in Italy? O che faccia da bottega a produttori d’armi e armamenti e che per giustificare un simile viaggio utilizzi la foglia di fico degli aiuti umanitari? Quali i costi della missione? 20 milioni di euro per la sola Cavour per sei mesi di missione, spese, così si dice, cui contribuiranno ma solo in parte le aziende che vi s’imbarcheranno con i loro stand, mentre non si conoscono i costi della due navi che accompagneranno la portaerei.

Dove andrà la flotta? Lasciata Taranto, farà rotta verso Suez e il Golfo Persico, dove sosterà in alcuni porti delle monarchie del Golfo Persico, Abu Dhabi, Doha, Kuwait City e altri ancora. Perché questa rotta? Per poter “promuovere i prodotti della cantieristica e della componentistica (armi, sistemi di navigazione ed elettronica) italiana nei ricchi Paesi del Golfo protagonisti di un massiccia corsa al riarmo in funzione soprattutto di contrasto all’Iran che non risparmia il settore navale”, così Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, in un articolo del 7 ottobre su IlSole24Ore.

E ancora: “In quest’area del mondo l’export cantieristico italiano può decisamente migliorare le sue posizioni attualmente limitate alla vendita di 4 pattugliatori alla marina degli Emirati Arabi Uniti e 4 motovedette all’Iraq. Successivamente il gruppo navale italiano attraverserà nuovamente Hormuz spingendosi nell’Oceano Indiano per circumnavigare l’Africa con soste previste in Mozambico e in almeno altri tre Paesi di interesse per la penetrazione commerciale e militare italiana”.

Chi ci sarà a bordo della Cavour? Gli stand delle aziende italiane non solo del settore militare, con una “ventina di espositori anche istituzionali” fra cui l’Istituto per il Commercio Estero pronto ad aprire “quattro nuovi uffici in altrettanti Paesi africani ove faranno sosta le navi italiane”. Così come ci saranno gli stand di Expo Milano 2015, Fincantieri, Finmeccanica, della società missilistica Mbda e di quella elicotteristica Agusta Westland, e ancora gli stand di Eni, Federlegno e del Gruppo Ferretti, che produce yacht e motoscafi.

Ma cosa aveva detto Mauro anticipando, seppure informalmente, ai propri interlocutori la cosa? Che la missione, così ancora IlSole24Ore, era strategica per “mettere in sinergia diversi soggetti protagonisti del rilancio del sistema Italia”. Una missione strategica in “zone strategiche per i nostri investimenti” dai paesi del Golfo Persico agli “stati delle due sponde dell’Africa, quella atlantica e dell’Oceano Indiano e che in questo momento hanno bisogno di Italia. Bisogno non solo assistenziale ma anche sul piano dello sviluppo”.

Di certo c’è che la notizia non è piaciuta a Falco Accame, ex comandante del cacciatorpediniere Indomito, deputato del Partito Socialista Italiano, presidente della Commissione Difesa, membro della commissione parlamentare d’inchiesta sulle commesse di armi e mezzi a uso militare e sugli approvvigionamenti e oggi presidente della Anavafaf, l’associazione nazionale di assistenza delle vittime arruolate nelle Forze Armate e delle famiglie dei caduti, con cui s’è occupato in particolare delle conseguenze, vittime militari italiani, dell’uso di proiettili all’uranio impoverito in Libano e in Iraq.

La proposta di comunione tra industria bellica e difesa, lanciata dal Ministro Mauro” così Accame nella sua nota dell’8 ottobre scorso “è totalmente inaccettabile sul piano etico e finanziario. Tra i compiti della Difesa non è quello di fare fiere ambulanti per il commercio di armi, munizioni e merci di lusso, inviando in giro per il mondo, per sei mesi, tre navi con tutto il personale spesato per missioni all’estero. Con l’Italia in braghe di tela sul piano economico ci accolliamo allegramente un enorme costo per fare reclame perfino a ditte che producono motoscafi e yacht.

Mentre non abbiamo soldi per dare accoglienza ai profughi, si spendono 200 mila euro al giorno per la sola Cavour. Non è precisato quanto occorre per le accompagnatrici (Bergamini e Etna?). E se la Cavour si rendesse necessaria in Mediterraneo, cosa faremmo? Visto quanto è accaduto a Lampedusa e visto che la portaerei è stata usata a Haiti come nave Croce Rossa, forse sarebbe più eticamente ed operativamente accettabile impiegarla nel canale di Sicilia per compiti umanitari. Magari potrebbe avvistare in tempo utile qualche naufrago. La Difesa non deve diventare Findifesa e le comunioni non debbono essere associate a munizioni”.

Fino a quando non è arrivata l’operazione Mare Nostrum e l’idea di inviare in Mediterraneo la nave anfibia San Marco con capacità ospedaliera, mentre la nave delle navi partirà con il suo carico di venditori d’armi lasciando ad altri il compito di occuparsi dei barconi e dei naufraghi. Il tempo stringe, la concorrenza chiama. Ricorda Gianandrea Gaiani come la missione promozionale della Cavour fosse prevista in primavera ma che sarebbe stata anticipata per bruciare sul tempo la portaerei francese Charles de Gaulle “attesa per inizio dicembre nel Golfo Persico alla testa di un gruppo navale che racchiude l’hi-tech navale transalpino per effettuare una missione promozionale del made in France”.

La Marina Militare francese per ora tace, soprattutto se a fare domande sono i giornalisti italiani. “Perché le interessa la nostra nave?” ci ha chiesto il Ministero della Difesa francese. “Che articolo prepara sulla Cavour e la Charles de Gaulle?”, così Patricia Brunet della direzione comunicazione della Marina Militare francese. “La Cavour partirà il 12 novembre, la vostra ammiraglia a dicembre. Storie di navi militari, viaggi di affari. Perché, non sapevate della Cavour?”.

La guerra sul mare delle due navi ammiraglie a colpi di affari inconfessabili.

Stefania Elena Carnemolla - Milano

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