Robotics factory a servizio dell'ambiente
Tsunami, naufragi, esplosioni di centrali nucleari, inquinamento delle acque. A Tokyo ricercatori giapponesi e italiani con i robot per la prevenzione di disastri, salvataggio di vite umane, protezione dell'ecosistema
Il robot ti dà una mano, e di robot e disastri ambientali s’è parlato il 3 dicembre 2012 alla Waseda University di Tokyo durante l’Italy-Japan Workshop, iniziativa, ormai alla sua undicesima edizione, organizzata dalla Global Robot Academia e sponsorizzata dall’ambasciata italiana in Giappone. Dopo il disastro di Fukushima con l’esplosione della centrale nucleare a seguito dello tsunami del 2011, e ancora il naufragio, nel 2012, della Costa Concordia all’Isola del Giglio, dove ancora si teme per l’ecosistema del Mar Tirreno, le ricerche condotte in Italia e in Giappone hanno dimostrato che i robot possono essere di grande aiuto nella prevenzione di disastri, salvataggio di vite umane, protezione dell’ambiente.
Nunzio Abbate, della STMicroelectronics N.V di Catania, ha parlato, illustrando l’apporto dei progressi dell’elettronica alla ricerca, di cambiamenti climatici e dei nuovi scenari che gli scienziati si troveranno a dover affrontare, come alluvioni e terremoti sempre più frequenti e accentuata desertificazione.
Michele Guarnieri, direttore della HiBot Corporation di Tokyo, dove si costruiscono robot per ambienti estremi, ha presentato gli ultimi nati, nonché i risultati di un’operazione ispettiva a mezzo robot, dopo lo tsunami del 2011, a Miyagi-ken.
Shigeo Hirose dello Hirose Fukushima Laboratory, ospitato dal Tokyo Institute of Technology, ha invece illustrato il funzionamento di alcuni robot per operazioni di soccorso a terra e in acqua, fra cui Helios III e Helios IV, pensati per l’ambiente acquatico.
Hajime Asama dello Asama Laboratory della Tokyo University ha parlato dei robot e delle tecnologie a controllo remoto utilizzati dopo lo tsunami del 2011 nella centrale di Fukushima, dove il forte ambiente radioattivo ha sconsigliato interventi diretti dell’uomo. In futuro simili robot saranno necessari anche nelle operazioni di dismissione delle centrali nucleari.
Dell’importante ruolo della robotica in relazione all’incidente di Fukushima ha parlato anche Satoshi Tadokoro della Graduate School of Information Sciences della Tohoku University, presentando i robot dello International Rescue System Institute, fra cui quelli per la sorveglianza di porti e altre strutture.
Cecilia Laschi dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nel ricordare l’incidente del Golfo del Messico e il naufragio della Costa Concordia, ha richiamato l’attenzione sull’importanza della robotica marina nelle operazioni underwater a mezzo Auv e Rov, ricordando come robot tipo Octopus, il polpo robot progettato e costruito presso il Centro di Ricerca per le Tecnologie del Mare e la Robotica Marina di Livorno, potranno allargare le frontiere della robotica per il mare grazie alla loro capacità di intervento in ambienti altrimenti inaccessibili.
Ci sono anche, ciò di cui ha parlato Barbara Mazzolai, coordinatrice del Centro di Micro-Biorobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, i robot plantoidi, robot, cioè, ispirati al mondo vegetale, destinati a operazioni di esplorazione del suolo, monitoraggi ambientali, operazioni di recupero e soccorso.
Paolo Dario, che insegna Robotica Biomedica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dove coordina un centro di ricerche in microingegneria, ha invece parlato dei robot per interventi in ambienti acquatici. Quando una risorsa vulnerabile come l'acqua viene attaccata è l’intero ambiente a soffrirne a causa del trasporto delle sostanze inquinanti. Non solo, in situazioni di emergenza le squadre di soccorso sono spesso costrette a operare in ambienti nocivi saturi di sostanze volatili tossiche con un livello di inquinanti significativamente più elevato rispetto alle condizioni standard.
I nuovi robot, che se correttamente progettati possono operare in condizioni severe senza subire danni, possono pertanto collaborare con l’uomo in compiti fondamentali come il monitoraggio ambientale e le operazioni di recupero degli inquinanti. E' il caso, ad esempio, di Hydronet, una piattaforma robotica per il monitoraggio dei parametri fisici e chimici delle acque, con boe e robot di superficie autonomi, provvisti di sensori ad alta sensibilità, per la raccolta di campioni d’acqua, analisi a bordo e invio dei risultati in tempo reale a una stazione di controllo a terra.
Stefania Elena Carnemolla - Milano
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