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Quel leone che perse la testa nel mare di Calabria
A 40 anni dal ritrovamento dei Bronzi di Riace, il mar Ionio riserva ancora sorprese: torna a regalare "l'aspettativa" di un tesoro sommerso
E' quel vento deciso, lo stesso che spinge le onde a infrangersi sugli scogli che rasentano il pelo dell’acqua, quello che accoglie coloro che sono venuti a scrutare il mare in questi giorni sul versante Ionico della Calabria. Capo Zefirio di qui, capo Bruzzano di lì, stesso mare, ma comuni differenti e un ritrovamento davvero eccezionale.
Proprio in queste acque che rientrano nel comune di Bianco, ma sono vicinissime al centro abitato di Africo qualche giorno fa è avvenuto il ritrovamento di una testa di leone bronzeo. L’eccitazione dei sub che per primi hanno rinvenuto l’oggetto restituisce integra la sensazione di fascino e mistero che già una volta, ormai quarant’anni fa, inebriò con un pizzico di frizzante novità l’aria che soffia su questa terra. Una lingua di sabbia che scivola nel mare a volte calmo, a volte impetuoso, ma inevitabilmente pulsante e vivo, reale compagno della vita e delle attività di questo lembo di Calabria. Simonetta Bonomi, sovrintendente dei beni archeologici della Calabria ha affermato che “da una prima ispezione il leone di bronzo sembrerebbe essere di epoca romana. Ma è necessario fare tutta una serie di accertamenti per essere certi sull'epoca e sulla provenienza".
Il mare ha levigato il reperto senza però scalfirne il valore e si sta svolgendo un alacre lavoro per carpirne tutti i segreti. La voglia di scoprire è tanta e già si ipotizza tra i cittadini della zona quale possa essere la storia di quel leone, cosa, i suoi occhi muti e ormai levigati dagli assidui e lenti flussi, abbiano potuto vedere e cosa riuscirà oggi a svelare. Gli adulti del luogo ricordano l’eccitante euforia che accompagnò il ritrovamento dei noti Bronzi, avvenuto sempre sul versante Ionico calabrese, ma a Riace. Nessuno può rimanere indifferente e si punta a fantasticare a proposito di navi romane di ritorno in patria con un bottino greco di guerra. Proprio con questa idea i carabinieri del nucleo sommozzatori di Messina hanno scandagliato la costa alla ricerca di ulteriori reperti, ma il leone è l’unico pezzo rinvenuto. Attualmente il reperto si trova presso la sede dell’Università della Calabria, qui, in appositi laboratori sarà possibile effettuare le analisi chimiche e fisiche utili a stabilire l’esatta epoca di manifattura, dopo questa delicata fase, che già potrà aprirci a interessanti scenari, si passerà al restauro. Intanto il mare, custode e conoscitore di misteri e storie, sornione si allunga sulla sabbia, tra le chiacchiere dei turisti, i sogni dei cittadini, forte e inafferrabile come i suoi inesplicabili, affascinanti misteri.
Bruna Larosa - Cosenza
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