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Schiavi invisibili nelle fabbriche galleggianti
La categoria dei lavoratori marittimi, ridotta ad area di invisibilità contestualmente alla crescita del loro ruolo nello shipping, è ancora oggi trascurata dalle scienze sociali, quasi un arcipelago sommerso
Si parla anche di pirateria nel libro "Fabbriche galleggianti. Solitudine e sfruttamento dei nuovi marinai" del sociologo Devi Sacchetto sui lavoratori del mare che a bordo dei cargo, spesso percependo bassi salari e vivendo in condizioni precarie, movimentano su scala globale merci e quant’altro. La ricerca è tuttavia da intendersi come parziale, scriviamo parziale perché dipende sempre da chi si incontra e dove - nel caso specifico marittimi del Mar Adriatico, Mar Nero e Mediterraneo Orientale - ma abbastanza per farsi un’idea sulle trasformazioni del lavoro marittimo. Per il resto, c’è la cronaca a ricordare i tanti cargo abbandonati alla fonda nei porti con armatori in fuga piegati dalla crisi finanziaria, che si è tradotta in crisi dei commerci, o perché poco inclini a rispettare leggi e norme. In mezzo ci sono loro, i marittimi. C’è chi accetta per necessità. C’è chi spera nel cambiamento. Intanto, la gente s’imbarca.
La categoria dei lavoratori marittimi, ridotta ad area di invisibilità contestualmente alla crescita del loro ruolo nello shipping, è ancora oggi trascurata dalle scienze sociali, quasi un arcipelago sommerso. Quando, nel 2001, il rapporto Ships, Slaves and Competition della International Commission on Shipping affermò che sul 12% delle navi mercantili della flotta mondiale vigevano condizioni simili alla schiavitù, le organizzazioni armatoriali internazionali reagirono aspramente. Gli stessi ricercatori hanno lamentato l’assenza di una definizione degli aspetti costrittivi e paraschiavistici del lavoro marittimo, ciò che rende difficile l’individuazione dei processi sottesi all’insorgere di tali condizioni e l’elaborazione di stime quantitative del fenomeno. Ciononostante, qualcosa si muove. Le ricerche del Seafarers International Research Centre di Cardiff e quelle dello International Institute of Social History di Amsterdam con la definizione delle categorie di lavoratore marittimo nazionale, internazionale, multinazionale, globale, regionale, consentono oggi di costruire una prima cornice teorica per lo studio comparativo delle dinamiche diacroniche di medio e lungo periodo dell’occupazione nel settore marittimo, nonché per la definizione delle dimensioni sociodemografiche del lavoro marittimo come possibile forma di lavoro coatto.
In Italia il sociologo Valter Zanin ha ad esempio condotto una ricerca sui forzati del mare attraverso l’analisi su scala nazionale e internazionale del lavoro marittimo fra XX e XXI secolo, nonché lo studio della specificità del lavoro coatto cui oggi sono soggetti molti uomini e donne della marina mercantile. Così come non vanno taciuti i lavori di Heide Gerstenberger sui marittimi delle navi del Mar Baltico e del Mare del Nord. La ricerca di Sacchetto nasce invece dagli incontri dell’Autore con equipaggi, sindacalisti, dockers e agenti marittimi fra il porto di Venezia e quei porti, Costanza, Burgas, Varna, Istanbul, aventi con Venezia maggiori relazioni di traffico. Il libro, corredato di tabelle, appendici, bibliografia, definizione dei principali tipi di navi commerciali, è in sei capitoli. C’è quello sulla solitudine maschile di chi sceglie di imbarcarsi, quindi quello su condizioni di vita e lavoro a bordo nave, rapporti fra equipaggi e comandanti, comandanti e armatori, commercio mondiale e regolamentazioni marittime, rischi, come quello della pirateria, cui sono soggetti coloro che oggi vanno per mare. La trattazione torna a restringersi là dove si parla dei marinai sub-standard, marinai e portuali dell’Adriatico, Mar Nero e Mediterraneo Orientale. La pubblicazione, in definitiva, è interessante nella misura in cui vengono analizzati i caratteri specifici del lavoro del settore marittimo mercantile contemporaneo con accento su mobilità dei lavoratori, struttura del salario, casi di inserimento in liste nere che precludono l’impiego futuro, abbandoni e confino a bordo delle navi nei porti internazionali.
Titolo: Fabbriche galleggianti. Solitudine e sfruttamento dei nuovi marinai
Autore: Devi Sacchetto
Editore: Jaca Book
Pagine: 292 pagg
Anno: 2009
Prezzo: 25 euro
Stefania Elena Carnemolla - Milano
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