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#IoSono141 verità e giustizia sul Moby Prince
Centoquaranta morti, nessun colpevole. Dopo il “niente di nuovo” del Ministro Cancellieri, la mobilitazione per una Commissione parlamentare d’Inchiesta sulle prove relative ai tempi di sopravvivenza sul traghetto che bruciava
Il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri lo ha segnalato in quindici righe: qualsiasi interrogazione parlamentare sul Moby Prince che ancora tenti di percorrere strade indiziarie già valutate dalla magistratura è destinata ad un nulla di fatto. Chi conosce a fondo questa vicenda sa bene che l’accertamento di una “verità” storica più completa su quanto accaduto la notte del disastro - e nel periodo seguente relativamente ad esso - passa da una strategia molto precisa e tarata intorno ai margini di ricerca ancora possibili.
Questo perché ogni operazione legata ad una strategia sensazionalistica è destinata, con alta probabilità, a risultare infruttuosa, poiché si regge su elementi già smontati dal, seppur fragile e opinabile, operato della magistratura livornese e fiorentina.
Non a caso l’unico elemento in grado seriamente di riaprire degli scenari differenti in termini giudiziari è infatti quello richiamato nell’Appello per la creazione di una Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Moby Prince da Loris Rispoli e Angelo Chessa: la revisione delle prove documentali relative ai tempi di sopravvivenza sul Moby Prince.
Senza il riconoscimento del principale errore, direi “consapevolmente operato”, dal collegio giudicante del Primo processo Moby Prince ogni ulteriore sforzo si rende vano, poiché il dichiarare la morte rapida di tutte le vittime in un arco temporale che va dai 20 ai 30 minuti dopo la collisione equivale allo scagionare ogni responsabile del fatto, ad eccezione dei supposti responsabili colposi dell’impatto tra il Moby Prince e l’Agip Abruzzo: ovvero chi era nella “plancia” del traghetto e il già condannato in appello - benché non punito per le attenuanti generiche - terzo ufficiale dell’Agip Abruzzo, Valentino Rolla, reo di non aver attivato i segnali anti-nebbia.
Qualora fossero ritenute finalmente valide le risultanze della perizia Chiarotti e Fiori circa tempi di sopravvivenza a bordo del Moby Prince che nel caso di alcune vittime andarono ben oltre le 2-3 ore, tutto lo scenario cambierebbe radicalmente. E’ bene ricordare che Chiarotti e Fiori dichiarano infatti altissime probabilità che molte delle persone decedute nel Moby Prince respirarono gas tossici per ore, poiché entrarono presto in una condizione detta di “incapacitazione“, che prende avvio con la perdita di coscienza e si conclude con la morte.
Persino l’assurda negazione del “dolo eventuale” rispetto alla riconosciuta “rimozione ad alta intensità di dolo” dei sistemi di sicurezza anti-incendio sul Moby Prince, verrebbe quindi a decadere accettando la tesi di Chiarotti e Fiori, perché condivisa l’idea che molte vittime sopravvissero per ore a bordo del Moby Prince incendiato, senza perfetto funzionamento dei sistema anti-incendio, è evidente che, qualora questi ultimi fossero entrati completamente in funzione, un numero maggiore di persone avrebbe avuto un livello di capacitazione maggiore e quindi avrebbe potuto tentare di mettersi in salvo con l’uso completo del proprio corpo. Basterebbe questo per aprire, ad esempio, un nuovo procedimento giudiziario a carico del responsabile dell’allora Nav.ar.ma spa, Vincenzo Onorato, così come del Comandante della Capitaneria di Porto, Sergio Albanese.
Per raggiungere tale obiettivo - il riconoscimento finale della correttezza della tesi Chiarotti e Fiori circa il lungo tempo di sopravvivenza di molte delle vittime della Moby Prince (ne basterebbe una) - serve sicuramente la costituzione di una Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Moby Prince, quale quella richiesta nell’Appello dai rappresentanti dei familiari delle vittime e supportata dalla campagna #IoSono141.
La Campagna #IoSono141 lancia quindi una nuova iniziativa: pressione EMAIL ai PARLAMENTARI della Repubblica Italiana CHIEDENDO LA COSTITUZIONE di unaCOMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SULLA VICENDA MOBY PRINCE BASATA SULL’APPELLO DEI FAMILIARI DELLE VITTIME.
OGGETTO EMAIL: Per una Commissione d’Inchiesta sulla vicenda Moby Prince
DESTINATARI EMAIL: nuti_r@camera.it, r.brunetta@camera.it, meloni_g@camera.it, giorgetti_g@camera.it, costa_e@camera.it, speranza_r@camera.it, dellai_l@camera.it, romano_andrea@camera.it, migliore_g@camera.it, pisicchio_g@camera.it, paolo.romani@senato.it, mario.ferrara@senato.it, massimo.bitonci@senato.it, paola.taverna@senato.it, laura.bianconi@senato.it, luigi.zanda@senato.it, karl.zeller@senato.it, lucio.romano@senato.it, loredana.depetris@senato.it
Indirizzi email di tutti i Presidenti dei Gruppi Parlamentari di Camera e Senato (Camera dei Deputati: Renato Brunetta (Forza Italia), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), Giorgietti Giancarlo (Lega Nord), Riccardo Nuti (Movimento 5 Stelle), Enrico Costa (Nuovo Centro Destra), Roberto Speranza (Partito Democratico), Lorenzo Dellai (Per l’Italia), Andrea Romano (Scelta Civica per l’Italia), Gennaro Migliore (Sinistra Ecologia e Libertà), Pisicchio Giuseppe (Misto); Senato della Repubblica: Paolo Romani (Forza Italia), Mario Ferrara (Grandi Autonomie e Libertà), Massimo Bitonci (Lega Nord), Paola Taverna (Movimento 5 Stelle), Laura Bianconi (Nuovo Centro Destra), Luigi Zanda (Partito Democratico), Karl Zeller (Per le Autonomie), Lucio Romano (Per l’Italia), Lorendana De Pretis (Misto))
TESTO MESSAGGIO:
Il 10 aprile 1991, a pochi chilometri dall’uscita del Porto di Livorno, è avvenuta la più grande tragedia della marina civile italiana dal dopoguerra e la più grande strage sul lavoro della storia di questa Repubblica. 140 persone, passeggeri ed equipaggio del traghetto Moby Prince, sono periti in circostanze ancora non chiare a seguito della collisione tra la moto-nave e la petroliera Agip Abruzzo.
A distanza di ventidue anni i familiari delle vittime continuano a chiedere verità e giustizia insieme a migliaia di cittadini a loro vicini.
Con questa mia email le chiedo un impegno formale per la costituzione di una Commissione Parlamentare d’Inchiesta su questa vicenda come da appello dei familiari delle vittime qui di seguito riportato:
I FAMILIARI DELLE VITTIME DEL MOBY PRINCE CHIEDONO AI PARLAMENTARI DI QUALSIASI SCHIERAMENTO DI FARSI PROMOTORI DELL’APERTURA DI UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA TESA A
Chiarire
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se a bordo della petroliera Agip Abruzzo si siano verificati degli eventi antecedenti alla collisione da collegarsi a questa;
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l’esatta posizione in cui la petroliera aveva dato ancoraggio (da alcune carte risulta all’interno delle zona vietata all’ancoraggio) e l’esatto orientamento della prua;
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il ruolo del personale Agip nell’immediatezza della collisione e successivamente;
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le reali motivazioni che hanno indotto la magistratura ad indagare e successivamente a prosciogliere l’armatore Onorato, anche alla luce dei deprecabili episodi di manomissione avvenuti a poche ore dall’evento, ad opera di personale della Compagnia Nav.ar.ma, e commessi successivamente ad opera di ignoti;
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Il ruolo attivo o passivo delle 5 navi militari che riportavano le armi dalla guerra del golfo, a tal proposito il nostro governo e parlamento dovranno farsi portavoce presso il governo USA della nostra richiesta di documentazione video, fotografica, satellitare che riguarda la rada di Livorno quella notte, perché è impensabile che di fronte a ferree norme antiterrorismo che erano applicate nessuno controllasse la rada. Se questa documentazione venisse concessa potremmo fare piena luce sull’evento, negando questa si continuerà ad alimentare illazioni circa un coinvolgimento diretto delle navi americane con la copertura di un eventuale contrabbando di armi.
Attraverso un attento
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riesame dei tempi di sopravvivenza a bordo alla luce dei dati tossicologici campionati che smentiscono la tesi dei periti del tribunale e della sentenza di primo grado, che affermano che per la brevità di questi non si può in alcun modo procedere contro il personale della Capitaneria di Porto in merito ai soccorsi e neanche in merito a disposizioni che se emanate dal Comandante della Capitaneria all’epoca (e non un mese dopo la tragedia) avrebbero evitato la collisione.
In ultimo
pur non volendo creare un conflitto di poteri tra politica e magistratura vogliamo segnalare le particolarità dei processi che si sono susseguiti sulla vicenda, il PM che ha effettuato le indagini è stato trasferito poco prima che iniziasse il processo di primo grado e chi lo ha sostituto ha mantenuto la fama di “avvocato degli imputati” chiedendone l’assoluzione perchè le responsabilità erano del “destino cinico e baro”.
Il capo del collegio giudicante, è stato per una successiva vicenda condannato in 1 e 2 grado* per corruzione e concussione, che garanzia abbiamo che il processo non sia stato macchiato da episodi del genere?
* la sentenza è passata in giudicato il 18 novembre 2013
Loris Rispoli - Associazione 140
Angelo Chessa - Associazione 10 Aprile
- Tutte le info su: #iosono141.veritaprivatadelmobyprince.com
- Centoquaranta. La strage dimenticata. Il docufilm. Livorno 10 aprile 1991. A poche miglia dal porto, il traghetto Moby Prince si scontra con la petroliera Agip Abruzzo. Un solo superstite, centoquaranta morti. La prima tesi, che rimarrà nella memoria collettiva, è quella dell’errore umano: l’equipaggio guardava la partita di calcio. Il caso è stato archiviato nel 2010, come nei precedenti processi, senza colpevoli. Il Film ripercorre la storia del traghetto, fatta di manomissioni, depistaggi ed inquietanti scoperte, tramite l’immagini d’archivio e la preziosa testimonianza di Loris Rispoli e Angelo Chessa, familiari delle vittime del Moby Prince.”
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