Data: 08/11/2013

Lettere dal carcere di Murmansk #FreeTheArctic30

Nonostante la mobilitazione internazionale per la scarcerazione dei 30 attivisti non arrivano da parte della Russia segnali di "cedimento". Il padre di Cristian D'Alessandro invoca un "accerchiamento diplomatico" del Cremlino

Lettere dal carcere di Murmansk #FreeTheArctic30

Nel 52esimo giorno di detenzione degli attivisti Arctic 30, il padre di Cristian D'Alessandro scrive una lettera aperta per chiedere ai governi dei Paesi coinvolti di prendere una posizione nei confronti della Russia e per denunciare le condizioni detentive. "Io chiedo che i 18 governi interessati si assumano la responsabilità di dichiarare pubblicamente se l'operato della Russia è legittimo o illegittimo. Se viene ritenuto legittimo, è giusto attendere gli sviluppi processuali, ma dovranno anche dichiarare che qualunque Paese può, liberamente, invadere con le armi un altro paese, senza che alcuno possa interferire. Se, invece, viene ritenuto illegittimo, i governanti dovranno imporre alla Russia un comportamento che faccia rientrare i diritti nell'alveo naturale delle cose".

"Si specula sui ragazzi per biechi fini economici e commerciali - continua nella lettera Aristide D'Alessandro - e attorno a loro si è erto un monolite di silenzio dei governi, cui appartengono i meravigliosi 30". "Eminenti esperti del diritto hanno dichiarato che la Russia non poteva sequestrare la nave Arctic Sunrise in acque internazionali e hanno confermato che non potevano abbordare, armi in pugno, la nave, in quanto territorio olandese. Conseguentemente, anche gli arresti erano illegittimi. E' stato altresì affermato che la detenzione e le condizioni della stessa violano i diritti umani.

"L'arresto - prosegue il padre di Cristian - è stato notificato ben oltre le 48 ore dal fermo ed è, pertanto, illegale per la stessa legge russa". "Mi ha fatto male leggere sulla rassegna stampa di Confindustria - continua il padre dell'attivista italiano nella lettera aperta - la dichiarazione di un nostro esponente diplomatico in occasione dell'incontro previsto con la Russia a Trieste per l'inaugurazione dell'anno incrociato del Turismo: 'Il clima delle relazioni fra i due paesi è sempre più caldo'. Il clima dovrebbe essere gelido, di ghiaccio, altro che caldo".

"Questi 30 ragazzi, innocenti, pacifisti fin nel midollo, votati all'opera di costruire un mondo migliore e più sicuro nell'interesse di tutti, patiscono ingiustamente per fini incomprensibili, o tristemente comprensibili. Hanno già dato il loro contributo di sofferenza. Ora basta! Si faccia qualcosa di veramente efficace per riportarli a casa".

C'eravamo lasciati, nel precedente articolo sugli attivisti detenuti in Russia, con la richiesta da parte di Greenpeace di mantenere alta l'attenzione sulla vicenda e con le preoccupazioni dei familiari degli attivisti e della stessa associazione circa le condizioni di detenzione nel carcere di Murmansk. Ebbene, oggi, a due settimane di distanza (dal nostro articolo) i giorni di detenzione sono diventati 52, ma nonostante le proteste e le richieste di liberazione continuino, non si intravedono da parte della Russia segnali di cedimento. L'unica novità sul fronte russo, dopo la modifica dell'accusa da pirateria a vandalismo (pare comunque che l'accusa di pirateria non sia ancora stata fatta cadere), sembrava essere la decisione, filtrata da alcune fonti diplomatiche russe, di trasferire gli attivisti nel carcere di San Pietroburgo. 

Premesso che non si sa comunque se l'eventuale trasferimento rappresenterebbe un bene o un male per i 30 attivisti, questa notizia sembra non trovare conferme ufficiali: Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, dichiara infatti che "al momento l'associazione non ha alcuna novità sul trasferimento annunciato la scorsa settimana". Intanto, mentre si attendono al più presto sviluppi positivi della vicenda, in tutto il mondo si moltiplicano gesti e manifestazioni di solidarietà nei confronti degli attivisti. Sono infatti 18 i paesi coinvolti direttamente, ovvero che hanno almeno una persona detenuta. Un gruppo di dieci attivisti di Greenpeace ha scalato ieri la Sagrada Familia, il simbolo di Barcellona, armato di striscioni con la scritta “Libertad”, libertà in castigliano, e delle fotografia dei 28 membri dell'equipaggio della Arctic Sunrise. Pochi giorni fa, a Buenos Aires davanti l'ambasciata russa, alcuni attivisti di Greenpeace si sono impegnati nella realizzazione del murales "30PorLos30" rivendicando la liberazione dei detenuti. 

L'Argentina ha due dei suoi cttadini in carcere: Miguel Hernan Perez Orsi, membro dell'equipaggio e Camilla Speziale, giovanissima attivista, 21 anni, al suo primo viaggio in mare con Greenpeace. Da segnalare anche, come in Italia, sempre più artisti, dai cantanti agli attori, stiano appoggiando l'azione di Greenpeace "Free the Artic 30", aspetto questo che era stato già messo in rilievo dalla mamma di Cristian D'Alessandro, che aveva voluto ringraziare nell'ultima conferenza stampa in particolare i gruppi musicali che si erano mostrati attenti alla vicenda, dai Subsonica ai Sud Sound System ai 99 Posse

Ma la testimonianza più interessante da rilevare è quella che viene direttamente dagli attivisti detenuti: diffuse infatti in questi ultimi giorni da Greenpeace lettere e interviste scritte da alcuni dei 30 da Murmansk. Vediamo qualche stralcio di queste lettere, mentre alla fine di questo articolo potrete vedere un toccante video realizzato da Greenpeace con foto degli attivisti, delle loro lettere e dei luoghi della loro detenzione.

 

Marco Weber, ventottenne svizzero, risponde ad alcune domande poste da un giornale elvetico: in particolare alla domanda: "Ti capita mai di rimpiangere l'azione nel Mar della Pecora?" risponde: "E' solo a causa delle domande da parte dei media che devo fare i conti con la questione. La domanda emozionante per me è 'Perché non mi pento?' E mia convinzione che proteggere l'Artico e ridurre le nostre emissioni di CO2 è necessario per preservare le condizioni di vita delle generazioni future. Io credo che noi, come collettivo globale siamo in grado di riuscire a fare accadere tutto ciò, ma non lascio spazio a dubbi o rimpianti. La questione circa la legittimità di questo tipo di azione, che alcune persone ritengono essere troppo aggressiva, è a mio parere eliminata dai nostri modi assolutamente pacifici".

Kieron Bryan, freelance ventinovenne di origine britannica, al Sunday Times alla domanda: "Qual è stato il momento più difficile per te da quando sei in Russia?" risponde: "Il momento più difficile è stata la prima notte in carcere - nessuno di noi sapeva dove eravamo o inche condizioni di detenzione ci avrebbero tenuto , o se ci saremmo separati. Da allora la vita è migliorata - una volta chiaro che non eravamo in pericolo il fisico si adatta al regime e alle sue gravi limitazioni. Ora, la difficoltà è il silenzio e l'ignoranza imposta dalla nostra detenzione - non c'è un momento in cui non pensi alla mia famiglia, come sta affrontando o ciò che il mondo pensa della nostra situazione. Sono aggrappato ad ogni brandello di notizie, o ogni messaggio che filtra attraverso la burocrazia, conoscendo i miei amici e la miafamiglia sono in lotta per me, per fare tutto il possibile per aiutarmi, sono la mia fonte di forza e di conforto. Devo loro molto".

Alexandre Paul, membro canadese dell'equipaggio, trentaseienne, scrive: "E' passato più di un mese da quando le 'forze speciali' sono scese in elicottero e hanno preso la nostra nave a mano armata . E' stato un momento terrificante devo ammettere, surreale, come un film d'azione. Da allora la vita è stata molto difficile. Siamo tutti separati, nelle nostre celle fredde, con un ordine del tribunale. Devo dire, mi sento un po' solo. Il mio compagno di cella non parla inglese. Ogni giorno mi auguro una visita [...] Quanto a me farò la mia parte. Devo rimanere forte, non mi farò prendere dalla disperazione. Manterrò la Fede. Per un mondo migliore."

Denis Sinyakov, freelance russo trentaseienne, e il quarantaduenne attivista britannico Phil Ball scelgono di realizzare dei disegni per far comprendere le condizioni in cui si trovano.





Di seguito i fatti più importanti riguardanti la vicenda accaduti in questi ultimi quattordici giorni.

26 ottobre: Sergey Lavrov, ministro degli esteri russo, dichiara che l'inchiesta aperta contro l'Arctic Sunrise "è volta a giudicare gli attivisti (di Greepeace) colpevoli o non colpevoli sulla base della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare" (UNCLOS) del 1997.

28 ottobre: David Cameron, primo ministro del Regno Unito, si dichiara pronto a parlare direttamente con Vladimir Putin della vicenda degli attivisti. La Gran Bretagna conta ben 6 persone incarcerate: Phil Ball, Alexandra Harris, Frank Hewetson, Anthony Perrett, attivisti, e Kieron Bryan, video operatore freelance e Iain Rogers, membro dell'equipaggio.

29 ottobre: Secondo quanto riportato da un' agenzia di stampa russa, il ministro Emma Bonino, avrebbe incontrato Sergey Lavrov, per parlare della situazione di Cristian D'Alessandro.

30 ottobre: Il Comitato Investigativo Russo, ufficializza l'accusa di vandalismo anche per Cristian D'Alessandro.

31 ottobre: Viene fissata per il 6 novembe ad Amburgo la prima udienza a carico della Russia presso il Tribunale internazionale del diritto del mare.

1 novembre: Secondo fonti diplomatiche, gli attivisti di Greenpeace dovrebbero essere trasferiti dal carcere di Murmansk a quello di San Pietroburgo. Intanto Greenpeace diffonde foto sulla condizione in cui si vive nel carcere di Murmansk.

6 novembre: Prima udienza presso il Tribunale del diritto del mare: l'Olanda chiede il dissequestro dell'Artic Sunrise, mentre la Federazione russa non era presente all'udienza. Le prime decisioni del tribunale sono attese per venerdì 22 novembre.
 

Eleonora Battaglia - Roma

Link: 

Come polli in una pessima fattoria #FreeTheArctic30

Letters from The Arctic #30

- Il video con le lettere degli attivisti rinchiusi nel carcere di
Murmansk



- L'arresto degli attivisti da parte di agenti russi. Il video del blitz



- Nella foto di copertina, Cristian D'Alessandro in manette



 - Greenpeace Italia: appello e news #FreeTheArctic30

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