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Navi dei veleni, c'è posta da Istanbul
Da qualche giorno, sullo sfondo della torbida vicenda dei traffici illeciti di rifiuti nel Mediterraneo c'è un nuovo dettaglio. E' una cartolina spedita al giudice Neri con su scritte poche parole: "Un saluto, un ricordo. Giuliano R."
Chi si nasconde dietro la firma “Giuliano R.”? C'è ancora qualcuno intenzionato ad intimidire Francesco Neri, il magistrato che negli anni novanta provò ad indagare sui traffici illeciti di rifiuti nel Mediterraneo?
Da qualche giorno, sullo sfondo della torbida vicenda delle navi dei veleni, si è aggiunto un nuovo dettaglio misterioso. E' una cartolina spedita al giudice Neri da Istanbul con su scritte poche parole: «Un saluto, un ricordo. Giuliano R.». Una semplice cartolina, come quelle che ogni tanto si ricevono da amici o parenti in vacanza. Ma in questo caso c'è qualcosa di molto strano, perché il destinatario non avrebbe mai dovuto ricevere quella corrispondenza. Nessuno, a parte pochissimi colleghi, avrebbe dovuto conoscere l'indirizzo della casa romana di Francesco Neri, una precauzione necessaria per un magistrato che in passato è stato in prima linea contro i trafficanti di rifiuti. Eppure quella cartolina è riuscita in qualche modo a far arrivare al diretto interessato quel suo messaggio apparentemente innocuo, ma fin troppo sibillino: «un saluto, un ricordo». Infine quella firma, Giuliano R., la stessa “R” con cui vengono indicati i rifiuti pericolosi. Una minaccia? Non si sa, ma la stranezza della circostanza ha spinto Neri a presentare una denuncia alla procura di Perugia.
Per ora si tratta solo di ipotesi, ma la Turchia, paese dal quale la cartolina è stata spedita, non è certo un luogo qualunque per Neri. Nel 1995 il pool di investigatori da lui coordinato, al quale prima di morire avvelenato apparteneva anche il capitano Natale De Grazia, aveva seguito proprio fin lì le rotte dei veleni che lasciavano l'Italia.
Alla Turchia si ricollega in particolare il caso dalla nave Latvia. Una vicenda «dai contorni poco chiari», secondo quanto emerso recentemente dal resoconto finale della Commissione Rifiuti sulla morte di De Grazia.
Nel 1995 la Latvia, allora ormeggiata a La Spezia, venne indicata come una delle navi controllate dal KGB sovietico e probabilmente destinata al trasporto di rifiuti nucleari o tossico-nocivi. La nave, scrive la Commissione, «viene menzionata nell’annotazione di polizia giudiziaria, redatta in data 10 novembre 1995, con la quale il brigadiere Gianni De Podestà comunicò alle procure di Reggio Calabria e di Napoli che fonte confidenziale attendibile aveva di recente riferito in merito al coinvolgimento di famiglie camorristiche e logge massoniche deviate nei traffici di rifiuti radioattivi e tossico nocivi interessanti la zona di La Spezia e l’hinterland napoletano».
Una nave dei veleni a tutti gli effetti insomma, sulla quale il pool di Neri iniziò ad indagare, ma «senza effettuare verifiche approfondite». Questa la conclusione della Commissione: «Non può non sottolinearsi la peculiarità della vicenda, tenuto conto dei seguenti dati: nel pieno di indagini concernenti l’utilizzo di navi per lo smaltimento illecito di rifiuti tossici, vi era la possibilità di monitorare una nave, la Latvia, rispetto alla quale vi erano concreti indizi in merito al suo utilizzo per le predette finalità illecite; […] paradossale è poi che non sia stato predisposto un servizio di osservazione in merito agli spostamenti della nave».
Il 15 dicembre 1995, due giorni dopo la morte del capitano De Grazia, un fax indirizzato alla procura di Reggio Calabria riferì della partenza della motonave Latvia verso la Turchia. Cioè da dove, oggi, chissà chi ha mandato i saluti al giudice Neri per ricordargli chissà cosa.
Massimiliano Ferraro - Torino
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