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Acqua pubblica, sete di partecipazione
A Roma il "movimento per la ripubblicizzazione" si è dato appuntamento al "Cinema America Occupato” per fare il punto della situazione a distanza di un anno e mezzo dal referendum. Il caso Acea
Il 22 marzo si è celebrata la “Giornata mondiale dell’Acqua”. Un appuntamento che ha visto numerose iniziative in tutto il territorio nazionale. Da Chieti a Modena, da Lucca a Napoli passando per Roma. E proprio nella Capitale il "movimento per l’acqua pubblica" si è dato appuntamento al "Cinema America Occupato” per fare il punto della situazione a distanza di un anno e mezzo dal referendum che nel luglio del 2011 sancì la natura "pubblica e inviolabile" delle risorse idriche.
Una occasione per ribadire che l’acqua è un bene essenziale, che dietro non si torna ma soprattutto che la ripubblicizzazione della gestione dei servizi idrici non solo è possibile anche adesso in tempi di crisi ma soprattutto conveniente. La dimostrazione arriva da Parigi dove l'ente di diritto pubblico Eau de Paris ha rilevato dalle due multinazionali Veolia e Suez la gestione della rete idrica della capitale. Il risultato è stato un risparmio di 35 milioni di euro l'anno e l'abbassamento dell'8% della bolletta grazie ai risparmi ottenuti con la gestione diretta di tutti i servizi, dalla captazione fino alla fatturazione, l’ eliminazione dell'obbligo di remunerare degli azionisti, fattore tipico delle società di diritto privato, e grazie alla possibilità di ottenere vantaggi fiscali legati agli enti pubblici.
“In Francia come in altre parti d’Europa stiamo assistendo ad un cambiamento di rotta che guarda con favore alla gestione pubblica dei servizi idrici - ci spiega Marco Bersani di Attac - in Italia, nonostante sempre più comuni stiano tornando sui propri passi, il dibattito è ancora fermo su “pubblico” o “privato”, dicotomia superata dall’esito del referendum popolare del 2011 ma che nonostante tutto trova ancora molti seguaci. Roma - aggiunge - ne è un esempio”.
Con 7050 dipendenti e un fatturato di 3,5 milioni, Acea (Azienda Comunale Elettricità e Acque) è oggi l’azienda idrica più grande d’Italia partecipata in maggioranza dal Comune di Roma. Per questo la capitale rappresenta l’avamposto più avanzato nella lotta alla privatizzazione dell’acqua. Una frontiera ancora tutta scavare grazie anche alle resistenze del primo cittadino, Gianni Alemanno, estremo sostenitore della vendita ai privati dell’Azienda Comunale che rifornisce, oltre a Roma, anche parte della Toscana, dell’Umbria e della Campania.
In scadenza di mandato Alemanno, dopo aver inutilmente tentato di vendere un altro 21% del capitale di Acea al mercato, ha rinnovato i vertici dell’azienda cercando di garantire anche per il futuro un andamento sempre più orientato all’ingresso di soci privati nel capitale (ora partecipato in maggioranza dal Comune). Negli ultimi 5 anni l’azienda è praticamente crollata. Il debito, raddoppiato è arrivato 2 miliardi e 177 milioni di euro rendendo l’azienda praticamente insolvibile. Non è nemmeno in grado di recuperare i crediti che vanta pari a 700 milioni, di cui 120 da "Roma Capitale", 150 dalle aziende, 240 dall’utenza domestica e 25 milioni dal Vaticano. Una crisi di liquidità che ne impedisce ogni pur minimima iniziativa in termini di investimenti.
“La ripubblicizzazione di Acea - sottolinea Vittorio Lovera, del Coordinamento romano dei movimenti per l’Acqua - è possibile anche da ora. Consentirebbe di razionalizzare le risorse, risparmiare sugli sperchi e sui servizi esterni. La discussione pubblico o privato è stata superata dal referendum, oggi il tema è solo uno: come i cittadini devono partecipare alla gestione del servizio. Dopo Vicenza, Torino Palermo, Reggio Emilia, Napoli, vincere a Roma significherebbe lanciare un messagio forte anche a livello nazionale”.
Giuliano Rosciarelli - Roma
Link: Ripubblica
Coordinamento romano acqua pubblica
Attac Italia
Acquabenecomune
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