Data: 05/04/2013
 

Caraffe miracolose e filtri magici

Una “fissazione” quella di depurare l’acqua potabile che coinvolge il 23,4% di italiani. Tra inchieste e regolamenti in via di definizione, il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello ci anticipa pecche e violazioni delle aziende

Caraffe miracolose e filtri magici

Caraffa si, caraffa no. L’ultima volta che abbiamo sentito parlare di questa miracolosa invenzione era finita sotto l’occhio vigile della Procura di Torino dove il pm Raffaele Guariniello aveva aperto una inchiesta. Era il 2011 e i risultati di quell'inchiesta rivelarono che l'acqua in uscita dalle caraffe filtranti poteva diventare addirittura dannosa a causa di una eventuale cattiva manutenzione. Un allarme che spinse ad intervenire anche il ministero della Salute, nell’aprile del 2012, a dettare delle regole ben precise alle aziende che riguardano i nuovi requisiti di sicurezza dei materiali e l’informazione sull'uso più corretto dei dispositivi di filtraggio. Il termine fissato dal ministero era di sei mesi.

Con il sostituto procuratore Raffaele Guariniello abbiamo voluto fare il punto della situazione: “Con il ministero della Salute - ha spiegato a Maree - si è pensato all’aspetto preventivo legato alla salute dei cittadini, con il nostro lavoro stiamo ora chiudendo l’aspetto penale che si concluderà tra qualche mese”. Due i reati contestati: “C’è una palese violazione del codice del consumo e delle norme sulla commercializzazione di prodotti dannosi per la salute. Alle case produttrici - ha aggiunto a Guariniello - abbiamo contestato la qualità dell’acqua trattata con i loro sistemi. Dalle analisi abbiamo riscontrato in molti casi presenze oltre i limiti consentiti di sostanze dannose come l’ammonio. Ad oggi - aggiunge - devo dire che si stanno lentamente adeguando. E’ un processo lungo, ci vorrà tempo. I casi sono molto differenziati da produttore a produttore. Abbiamo però le garanzie che tutto si risolva nei giusti binari. Della questione si è interessata anche l’Unione Europea".

Quello delle caraffe e dei filtri è un mercato fiorente, i maggiori utilizzatori sono i francesi, seguiti da britannici e tedeschi. Il primo dato italiano disponibile, relativo al 2010, parla di 820 mila unità vendute, che hanno superato il milione l’anno successivo. Una “fissazione” quella di depurare l’acqua potabile che coinvolge il 23,4% di italiani che dichiarano di  possiede almeno un apparecchio domestico di affinaggio dell’acqua. In quasi la metà dei casi si tratta di caraffe filtranti (12,6%), (i sistemi di filtraggio si attestano al 4%, l’osmosi inversa al 3,9% e i sistemi di refrigerazione o gasatura all’1,8%).  Queste caraffe sono dotate di particolari filtri (formati di carboni attivi e resine a scambio ionico) che consentono di eliminare in tutto o in parte particolari elementi presenti nell'acqua del rubinetto. In particolare vengono filtrati calcare, il cloro e impurità varie. In questo modo - dichiarano le case produttrici - si ottiene una qualità dell'acqua migliore meno dura e più pura rendendola così più pulita e limpida. Un mercato quello italiano che si è quindi ampliato, dal leader del settore Brita, a diverse altre aziende, soprattutto tedesche, quali Optima, BWT e altre.

Una minaccia per i grandi colossi dell’acqua minerale (che si contengono un mercato da 194milioni di euro) che attraverso Mineracqua (associazione di categoria) hanno voluto vedere chiaro sulle reali garanzie offerte dal nuovo prodotto. Un primo passo che ha portato poi all’indagine avviata dalla procura di Torino con Guariniello e che ha coinvolto una decina di procure: da Sassari a Terni, Da Velletri a Santa Maria Capua Vetere, passando per Roma con l’inchiesta aperta dal procuratore Mario Dovinola. Le indagini dei Nas, secondo l’accusa, dimostrarono come la qualità dell’acqua non migliorava tutt’altro. Le caraffe rischiano invece di avere controindicazioni. I test effettuati da un centro di chimica e tecnologia dell'ambiente di Roma scoprì che l'acqua immessa nella caraffa andrebbe bevuta subito. Nel ristagno  potrebbero manifestarsi addirittura alcune forme di batteri, tra cui i coliformi. Inoltre il filtro non migliorerebbe l'acqua di per sé potabile ma la renderebbe povera di calcio e altri sali minerali.  

A questo punto non resta che attendere l'esito finale delle inchieste. Ma una cosa è certa. L'acqua di rubinetto non ha bisogno di essere depurata e l'utilizzo dei dispositivi filtranti può risultare non solo inutile ma delle volte anche dannoso, se non correttamente utilizzati. L'acqua corrente che arriva nelle nostre case è sottoposta a controlli accurati e ben più rigidi di quanto possa essere previsto per l'acqua imbottigliata. 

Giuliano Rosciarelli - Roma

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