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La fuga dei diportisti dalle coste del Belpaese
Nel 2012 sono state circa 35.000 le imbarcazioni hanno scelto i più economici porti francesi e croati. A rischio 10.000 posti di lavoro. L'allarme arriva dagli stati generali della nautica che si sono tenuti a Roma
L'estate 2012 sarà ricordata per la grande fuga dei diportisti italiani e stranieri dalle coste del Belpaese (circa 35.000 imbarcazioni) verso i più economici porti francesi e croati, e come conseguenza dei duri provvedimenti fiscali del Governo che si sono abbattuti anche sulla nautica. Questa la valutazione degli Stati generali della Nautica che si sono riuniti il 6 settembre a Roma su iniziativa di Big Blu, il Salone di Roma della Nautica e del Mare. Dagli ultimi dati emersi, con il mercato interno diminuito del 60% e le esportazioni di circa il 33% (dati Ucina), le principali associazioni del settore della nautica e del mare rilanciano con un progetto unitario volto a salvare un settore che fino al 2008 contribuiva al PIL con quasi 6 miliardi di euro.
La riunione voluta anche dalla Consulta dell'Utenza Nautica (Cun) è servita a mettere a punto alcune proposte da presentare al Governo per salvare il turismo costiero in Italia. La Consulta, costituitasi lo scorso 19 giugno, è una presenza attiva a livello nazionale e locale, nell’intento di portare un contributo alla crescita del Paese e alla ripresa del settore, ma anche di recuperare a nostro modo la sana immagine della barca nella sua funzione culturale e sociale, distorta invece da "demagogici opportunismi". Ne fanno parte Assonautica, Federazione Italiana Canoa Kayak, Federazione Italiana Canottaggio, Federazione Italiana Motonautica, Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, Federazione Italiana Vela, Lega Navale Italiana e Nautica Editrice, col patrocinio del Segretariato di Rai Sociale e dell’Associazione Parlamentari Amici del Mare e della Nautica.
“L’Italia vanta circa 8.000 Km di costa, la maggior parte della quale è balneabile. Questo costituisce per il nostro paese una grande ricchezza e un’incredibile opportunità in termini economici - ha dichiarato Mauro Mannocchi. - Favorire lo sviluppo turistico e sportivo delle nostre coste potrebbe rappresentare la strada giusta da intraprendere per uscire dalla crisi economica, creando ricchezza e posti di lavoro. E’ evidente, però, che gli sforzi investiti nello sviluppo costiero e nella promozione turistica debbano essere fatti in un’ottica di green economy, per uno sviluppo ecosostenibile, in modo da salvaguardare il patrimonio naturale del nostro paese”.
Secondo i dati dell’Osservatorio nautico nazionale (Onn) non ci sono mai state così poche barche in navigazione nel mese di luglio nei porti italiani; sono migliaia i posti di lavoro a rischio. Rispetto a luglio 2011, che pure è stato un anno di forte crisi economica, la filiera turistico-nautica segna un decremento medio del 33% per quel che riguarda i transiti, ma nelle prime quattro regioni per numero di posti barca la media peggiora e si attesta al -48%.
Il dato medio nazionale evidenza una contrazione del numero di posti stanziali pari al 26%, valore che scende ulteriormente al 33% per quanto riguarda i posti in transito. I picchi negativi per i posti barca stanziali si concentrano in Emilia Romagna (-40%), Sicilia (-33%), Friuli Venezia Giulia (-31%), Toscana e Liguria (-28%). Ancora piu’ critica la contrazione della domanda dei posti in transito che, per quel che riguarda le prime quattro regioni per numero di posti barca e offerta turistica di pregio - cioè Liguria, Sicilia, Sardegna e Toscana - registra un -48%.
Considerato, inoltre, che secondo il Censis ogni 4 barche si crea un posto di lavoro nella filiera dei servizi e della manutenzione e che l’Italia ha oltre 156.000 ormeggi, l’Onn ha riscontrato che la riduzione nell’occupazione sia dei posti stanziali sia di quelli in transito può rapidamente comportare la perdita di almeno 10.000 posti di lavoro in tempi brevissimi.
Giampaolo Scardia - Roma
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