Data: 16/11/2012
 

Daesan, scarico velenoso nel mare somalo

Questa volta il carico tossico era su un cargo battente bandiera NordCoreana. Nel corso degli ultimi due decenni, le deboli capacità di controllo costiero hanno trasformato le acque della Somalia in una discarica per navi in transito

Daesan, scarico velenoso nel mare somalo

L'equipaggio di una nave mercantile è stato arrestato in Somalia con l'accusa di aver scaricato illegalmente in mare tonnellate di rifiuti. L'episodio è avvenuto venerdì scorso a circa 13 miglia nautiche ad est della città somala di Bosaso, una rotta tristemente nota per il fenomeno delle cosiddette navi dei veleni.
Secondo le prime ricostruzioni la motonave Daesan, battente bandiera della Corea del Nord, avrebbe gettato nelle acque somale circa 5000 tonnellate di rifiuti racchiusi in dei sacchi. Si tratterebbe soprattutto di cemento ma appare «chiaro», riferiscono fonti locali, che una parte del carico era composta da scarti di natura più pericolosa, probabilmente polveri volatili provenienti da processi industriali.
La Guardia Costiera della regione somala del Puntland che ha intercettato il cargo aveva ricevuto informazioni precise sulla condotta criminale dell'equipaggio nordcoreano da alcuni pescatori, insospettiti dalla sosta prolungata dalla nave in alto mare. L'ipotesi formulata delle autorità somale è che la nave, partita dall'Oman e attesa in un primo momento al porto di Mogadiscio, abbia ricevuto l'ordine di fermarsi per potersi liberare di una parte del carico in seguito ad un accordo con agli armatori.
Dopo il fermo della Daesan l'amministrazione del Puntland ha diramato un comunicato condannando la condotta «illegale e gravemente dannosa per l'ambiente» tenuta dall'armatore della nave e dai 33 marinai presenti a bordo, ora detenuti a Bosaso. La Corea del Nord non ha finora commentato la decisione di Mogadiscio, che da parte sua non nasconde una certa soddisfazione. Si tratta infatti della prima operazione di contrasto dell'odiosa piaga del dumping illegale conclusa dall'insediamento, all'inizio di novembre, del nuovo governo somalo post-transizione. Un risultato che fa ben sperare e che potrebbe segnare una punto di svolta importante nella battaglia contro lo scarico illegale di rifiuti nei mari del Corno D'Africa.

La Somalia dei veleni - Nel corso degli ultimi due decenni, le deboli capacità di controllo costiero causate dall'anarchia politica hanno trasformato le acque della Somalia in una discarica per le navi in transito. Recentemente nonostante le dure critiche mosse dalle Nazioni Unite ai metodi di lavoro della Guardia Costiera del Puntland, il tratto di Oceano Indiano lungamente interessato da preoccupanti episodi di inquinamento indiscriminato sembra essere finalmente più sorvegliato.
Com'è noto, i mari somali sono stati avvelenati dal 1991 in poi da migliaia di tonnellate di scorie pericolose, gettate in mare o sotterrate sulle spiagge da trafficanti senza scrupoli con la complicità dei governi europei. Denaro o armi venivano offerti ai “Signori della guerra” in cambio del permesso di poter abbandonare in Somalia i veleni dell'Occidente. Un crimine che avrebbe potuto rimanere in buona parte nascosto se lo tsunami del 2004 non fosse arrivato a flagellare anche la Somalia, rivoltando i fondali marini e portando alla luce le tracce di questa orrenda catastrofe ecologica. A questo proposito uno studio sul pericolo di tossicità lungo le coste somale, promosso lo scorso anno dalle autorità di Mogadiscio, ha prodotto dei risultati allarmati. Residui di piombo, cadmio, mercurio, rifiuti ospedalieri e addirittura scorie nucleari sono stati trovati sulle spiagge del paese africano in seguito alla distruzione di alcuni fusti provocata dallo tsunami. Uno scempio che ha generato un effetto indicibile sull’ecosistema marino e sulla salute dei cittadini somali: infezioni, malattie respiratorie e tumori sono di gran lunga superiori alla media nei villaggi che si affacciano sull’Oceano Indiano. Proprio nella regione di Puntland, teatro del sequestro della Daesan, sono state rinvenute delle discariche di rifiuti tossici coperte appena da pochi centimetri di sabbia.

Massimiliano Ferraro - Torino

 

 

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