Data: 08/02/2014
Autore: Marco Affronte 

Delfinari nella bufera: qualcosa sta cambiando?

Nel 2013 esce il film Blackfish e SeaWorld vacilla paurosamente. In Italia fa discutere il sequestro dei quattro delfini a Rimini. L'India mette al bando quelli in cattività e poi Tajij, l'annuale mattanza e le proteste

Delfinari nella bufera: qualcosa sta cambiando?

Il SeaWorld è un colosso da oltre 1,4 miliardi di dollari all'anno, incassati grazie ai suoi "parchi di divertimento", una dozzina, in alcuni dei quali delfini e orche si esibiscono da ormai 50 anni.
Ma nel 2013 il gigante ha vacillato paurosamente e continua a tremare.
Tutto per colpa di un libro e di un film - documentario, e della morte di un'addestratrice uccisa da un'orca.
Ma anche, forse, di un cambio culturale. Che si fa sentire anche in Italia.


Nel mirino degli animalisti da sempre
, ma finora senza particolari conseguenze, negli Stati Uniti l'ondata di proteste e indignazione contro SeaWorld comincia a farsi torrida dopo l'uscita, a luglio 2012, di un libro con un titolo molto esplicito. "Death at SeaWorld" (morte al SeaWorld, ma il libro in Italia non è mai arrivato) esce dalla penna di David Kirby, giornalista e scrittore che si è occupato ancora di questioni legate allo sfruttamento degli animali.

Il libro parte da un fatto, anche questo molto noto e ripreso dai media di tutto il mondo: la morte dell'addestratrice Dawn Brancheau, uccisa il 24 febbraio 2010 da un'orca, in una vasca del SeaWorld di Orlando, in Florida. Dawn, 40 anni, fu annegata e letteralmente fatta a pezzi da Tilikum, un grosso esemplare maschio di orca, non nuovo a incidenti mortali. Gli si imputano infatti, altre due morti: nel 1991, una studentessa di biologia marina, di 20 anni, cadde in una vasca dove Tilikum e altre due orche, allora in un parco della British Columbia, ora chiuso, le impedirono di riemergere e finì annegata.

Nel 1999, il secondo incidente: un ragazzo di 27 anni fu trovato morto, annegato e completamente nudo, dopo essersi introdotto di notte nella vasca di Tilikum, all'epoca già ad Orlando. Ed è proprio dalla storia di Tilikum che parte anche "Blackfish", un film documentario e l'ultimo potente cazzotto nello stomaco della catena dei SeaWorld. Da quando è uscito, a gennaio del 2013, il SeaWorld è nell'occhio del ciclone. Proteste indignate lo bersagliano sui social media, a cui sono seguiti fatti concreti: un calo dei biglietti venduti, per il 2013, che pare si aggiri sul 3-6%. Per la verità, pochi giorni fa la società ha dichiarato, forse stizzita, che il 2013 è stato per loro da record, con entrate pari a 1,46 miliardi di dollari. Ma il successo è solo economico, ed è dovuto principalmente all'aumento del prezzo dei biglietti. Il pubblico, anche se di poco, cala. E non solo il pubblico.

La rocker Joan Jett ha scritto alla catena di parchi, dopo avere visto il film, chiedendo di non usare più la sua canzone "I love rock'n'roll" negli spettacoli con le orche, schifata da quello che il film racconta. Dopo di lei, il diluvioAlmeno altri 10 artisti, finora, hanno cancellato gli show che avevano in programma nei parchi del SeaWorld. Tra questi le Heart, Willie Nelson e i Cheap Trick.

La sensazione è che l'ondata di malcontento contro i delfinari non riguardi solo gli USA. Qualcosa pare stia succedendo, nel mondo. E' forse in corso un cambio di mentalità, di cultura addirittura. Un vento di opposizione che colpisce i delfinari e tutte quelle strutture che mantengono in cattività delfini e orche, e al quale hanno senz'altro contribuito le immagini scioccanti che ogni anni arrivano dalla baia di Tajij, in Giappone, e in cui i delfinari sono coinvolti eccome.

In Italia, lo scorso settembre, ha fatto scalpore il sequestro, da parte del Corpo Forestale dello Stato, dei quattro delfini che vivevano nel vecchio e fuorilegge Delfinario di Rimini. Un'operazione mai vista prima, almeno in Europa; un vero e proprio blitz che ha portato uno spiegamento di forze imponente, per molti perfino esagerato, a prelevare in un lungo pomeriggio i quattro animali dalla vasca, caricarli su un camion e portarli all'acquario di Genova, dove tuttora si trovano, sotto sequestro. Fra lo sguardo sbigottito della gente che ha assistito alle operazioni e gli applausi delle associazioni ambientaliste.

Di cattività dei delfini se parla da tanto; è un argomento che innesca discussioni sempre molto accese, ma nessuno si aspettava una mossa concreta e eclatante come un sequestro.

Pochi mesi prima, il 17 maggio 2013, il Governo indiano bandiva i delfini in cattività in tutto il territorio nazionale, con delle motivazioni che colpiscono e probabilmente resteranno nella storia. In esse vi si legge che vari studi hanno ormai indicato l'insolitamente grande intelligenza dei delfini; essi dunque "dovrebbero essere visti come persone non umane, e come tali dovrebbero avere propri diritti specifici ed è moralmente inaccettabile tenerli in cattività per scopi di intrattenimento." Persone non-umane, c'è scritto proprio così.

Forse siamo agli inizi di un cambiamento storico, che potrebbe essere lento ma inesorabile. Forse queste strutture, che possono avere avuto un ruolo nel sensibilizzare il pubblico e nel fargli conoscere questi animali, 20 o 30 anni fa, ormai mostrano tutta la loro anacronistica inadeguatezza verso una morale e un'etica in continua e naturale evoluzione.

Marco Affronte - Rimini

 

Link e video:

- Indagine sui Delfinari in Italia e in Europa (Pdf)

- SoS Delfini

- BlackFish. Il trailer. 

Commenti degli utenti

20/02/2014 - 23:19 Valeria scrive:
Ho visto tempo fa questo film, e non ha fatto che rafforzare la mia convinzione che la cattività per i mammiferi, marini o terrestri che siano, sia un'inutile crudeltà, per usare un eufemismo.
Spero davvero che sia l'inizio della fine di questi lager, e che segua a ruota quella dei circhi con gli animali...
09/02/2014 - 12:37 Elena scrive:
E vedrai che il libro riuscirà ad arrivare anche in Italia! ; )

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