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Water For All. Che l'Europa cambi rotta
Un duplice compito spetta ai poteri pubblici, preservare le risorse idriche e garantire servizi di qualità. Il dibattito e la petizione dei cittadini europei nell'articolo di Gianni Pittella, vice presidente del Parlamento Europeo
L’acqua è vita e non possiamo permetterci di trasformarla in una qualsiasi merce di consumo, assoggettata alle logiche della concorrenza e del mercato. Un dibattito sulla situazione attuale del diritto all’acqua in Europa, ma anche un’occasione per promuovere l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) “l’acqua è un diritto umano”, sono le principali chiavi di lettura dell’evento "Right to Water" che l’associazione "Prima Persona’’ di Bruxelles, in cooperazione con Epsu e Food for Water, organizza al Parlamento Europeo il prossimo 19 marzo. In occasione dell’Anno internazionale della cooperazione nel settore idrico, promosso dalle Nazioni Unite, questo incontro vuole stimolare il dibattito sull’acqua come bene comune, e portare all’attenzione dell’opinione pubblica, ma anche del legislatore comunitario, il forte interesse manifestato dai cittadini per la difesa del diritto all’acqua.
“L’acqua è un diritto umano!”, la petizione per chiedere alla Commissione Europea “una normativa che sancisca il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, come riconosciuto dalle Nazioni Unite, e promuova l’erogazione di servizi idrici e igienico-sanitari in quanto servizi pubblici fondamentali per tutti” è passata alla storia per essere stata la prima iniziativa dei cittadini europei (Ice), lo strumento di democrazia diretta introdotto dal Trattato di Lisbona, ad aver raccolto un milione di firme all’interno dell’Unione europea.
Al momento si dispone di 1,2 milioni di firme ma per raggiungere l’obiettivo finale bisogna ottenere un numero minimo di adesioni in almeno sette Paesi della Ue. La maggior parte delle firme proviene da Germania ed Austria. L’iniziativa vuole mettere in discussione la legislazione proposta dal Commissario Barnier, che preme per l’apertura dei servizi idrici alla concorrenza da parte dei governi locali e nazionali. Il Commissario ha ora riconosciuto la natura di bene pubblico dell’acqua e proprio per questa ragione essa deve restare sotto il controllo pubblico per evitare che poche società multinazionali, ispirate dal profitto, prendano progressivamente in gestione i servizi idrici pubblici di tutta Europa. L’esperienza dimostra che ciò conduce nella quasi totalità dei casi ad aumenti dei prezzi e a una riduzione nella qualità dei servizi. Saranno i cittadini a pagare per questo, e le classi più disagiate saranno quelle a risentirne più pesantemente.
Stiamo assistendo ad una progressiva re-municipalizzazione del settore dell’acqua in alcuni paesi europei, come in Francia o per esempio del settore dell’energia, in Germania. Cio’ riflette fattori politici ed economici comuni quali la maggior efficienza dei servizi offerti dal settore pubblico ed il maggior livello di controllo sull’effettivo raggiungimento degli obiettivi politici. Possiamo quindi riparlare di un paradigma del settore pubblico, che riprende terreno rispetto al monopolio del paradigma del mercato, che sta progressivamente vacillando.
Un altro tema toccato nell’incontro di Bruxelles sarà la presentazione, da parte di David Hall, del rapporto Psiru “ACP-EU Water Facility - Partnerships Initiative’’. Questo rapporto misura l’impatto previsto del programma ACP-EU Water Partnerships e lo compara con i risultati degli altri programmi internazionali nel settore idrico e sanitario. E’ un ottimo esempio per la comunità internazionale dell’importanza di aumentare gli sforzi per raggiungere una massa critica di capacità come pre-condizione per uno sviluppo idrico sostenibile.
L'acceso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, come riconosciuto espressamente dalle Nazioni Unite nel 2010, costituisce un diritto umano fondamentale e come tale, infatti, è entrato a far parte ufficialmente della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Da questo riconoscimento deriva un principio chiaro: ogni essere umano ha il diritto di avere della quantità sufficiente di acqua per i propri bisogni essenziali e che questo diritto può essere fatto discendere direttamente dagli strumenti internazionali in tema di diritti dell'uomo. Un duplice compito spetta ai poteri pubblici, preservare le risorse idriche per le generazioni future e garantire servizi idrici di qualità in favore della popolazione, ponendo al centro delle relative politiche tale assunto, ossia che l'acqua è un vero e proprio diritto dell'uomo.
Partendo dalla medesima prospettiva l'Unione europea deve incoraggiare un approccio maggiormente integrato su queste tematiche con gli Stati membri, inserendo l’accesso universale all’acqua e ai servizi igienico-sanitari nelle sue politiche di sviluppo e nelle valutazioni d'impatto in tema di diritti umani. Attualmente, sul nostro pianeta ben 800 milioni di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile, di cui 2 milioni sono in Europa, con tutte le gravissime conseguenze che questa emergenza comporta in termini di salute. Per questo motivo l’Unione europea può e deve fare di più, in Europa come in altre parti del mondo.
Gianni Pittella - Bruxelles
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